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76 | emilio salgari |
— Andiamo innanzi.
Roberto stava per riprendere il remo, quando s’udì Michele ad esclamare:
— Guardate!... Guardate, signor Bandi!...
Il dottore e padron Vincenzo alzarono la testa e videro a brillare, distintamente, fra la profonda oscurità, un piccolo punto luminoso, di colore rossastro che pareva una stella di sesta o settima grandezza.
— Ma sì, laggiù arde qualche cosa!... — gridò Vincenzo.
— Si direbbe un fanale — disse il dottore.
— Ed un fanale da marina, a luce rossa — aggiunse Michele.
— Dottore!... — esclamò Vincenzo, incrociando le braccia e guardandolo fisso.
— Cosa vedete.
— Che qualcuno ci abbia preceduti?
— E chi?...
— Non vi ricordate di quella barca semisfasciata che abbiamo trovata sul banco di sabbia?
— Non l’ho dimenticata, Vincenzo.
— Forse gli uomini di quella barca hanno pure tentata l’esplorazione.
— E chi volete che abbia loro confidata l’esistenza di questo canale?
— Chi?... Chi?... Un birbante che lo sapeva.
— Il suo nome.
— Quel cane di Simone!...
— Lo slavo!...
— Non può esser stato che lui.
— Non credo che egli avesse tanta audacia da intraprendere una simile esplorazione. E poi cosa importava a lui di accertare l’esistenza di questo tunnel?...
— La speranza di scoprire qualche favoloso tesoro può averlo deciso.
— Lo dubito, Vincenzo. D’altronde noi non tarderemo a mettere in chiaro la cosa.
— Sì, dottore, e se quel furfante ha venduto il segreto ad altri, vi giuro che lo strozzerò!...
— Avanti, Michele!... Cerchiamo di guadagnare via!...
I due pescatori avevano ripreso i remi, mormorando minacce all’indirizzo dello slavo e decisi di raggiungere a qualunque costo quel punto luminoso.
Il dottore e padron Vincenzo, ritti a prora, interrogavano ansiosamente le tenebre, ma invano. La fiammella rossa non si vedeva più luccicare sotto le interminabili vôlte del tunnel.
S’avanzavano da circa mezz’ora, quando tutto d’un tratto videro la galleria allargarsi bruscamente, mentre le vôlte s’alzavano tanto da non poterle più scorgere.
Il dottore aveva alzata la torcia sperando di vedere le pareti; anche quelle pareva che fossero scomparse.
— Noi dobbiamo trovarci in qualche immensa caverna naturale —