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i naviganti della meloria | 75 |
cedesse il posto all’altra, non consentendo la larghezza del canale il passaggio ad entrambe.
— E troverebbe qui il suo posto di fermata.
— Un brav’uomo quel capitano Gottardi!...
— Un grande ingegnere, Vincenzo.
— Ne troveremo degli altri di questi rifugi.
— Certamente e forse chissà quanti ne abbiamo passati senza vederli. Non ammetto che ne abbia fatto costruire uno solo a tanta distanza dall’Adriatico.
– A tanta distanza!... Ma dove ci troviamo noi?
— Se i miei calcoli sono esatti, noi dobbiamo aver percorso quasi mezza via. In questo momento noi attraversiamo il Modenese.
— Quale lunghezza date al canale?
— In linea retta non deve superare i centocinquanta o tutt’al più i centosessanta chilometri.
— Allora fra un paio di giorni noi avremo terminato il viaggio.
— Certamente, se non succedono dei malanni.
— Cosa temete?...
— Non si sa mai ciò che può avvenire.
— Speriamo che in questi due giorni non succeda la fine del mondo o che crolli la galleria — disse il pescatore, ridendo.
— Oh!... La galleria è solida — rispose il dottore. — Ha resistito per tanti secoli e non cederà ora.
Un brusco movimento fatto da Roberto, interruppe la loro conversazione.
— Cos’hai? — gli chiese padron Vincenzo.
Il giovane pescatore aveva abbandonato il remo e curvo sulla prora, pareva che cercasse di discernere qualche cosa attraverso le tenebre addensate sotto le infinite arcate del tunnel.
— Parla — disse il signor Bandi.
— Un lume — rispose Roberto.
— Un principio di fosforescenza?
— No, dottore: era un lume.
— È impossibile!
— L’ho veduto due volte brillare e poi spegnersi.
— Molto lontano?
— Forse qualche chilometro.
— Che fosse proprio un lume, signor Bandi? — chiese padron Vincenzo.
Il dottore scosse il capo.
— Nessuno può essere disceso qui — disse poi.
— E come lo spiegate?...
— Chissà, può esservi laggiù qualche vulcanetto però...
— Dite, dottore.
— Se vi fosse qualche vulcanetto si vedrebbe ancora il fuoco, mentre io non scorgo che tenebre.
— E nemmeno io vedo alcun punto luminoso.