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i naviganti della meloria 73

— Sì, Vincenzo. A Sassuolo, per esempio, un paese della provincia di Modena e che forse si trova precisamente sopra le nostre teste, v’è un vulcanetto chiamato comunemente salsa di Sassuolo, non più grande di questo ma che pure certe volte ha avuto delle eruzioni tremende.

— Un mostricciattolo simile!...

— La storia ricorda delle eruzioni gravissime. Novant’anni prima della nascita di Gesù Cristo, quel giuocattolo, come tu lo chiameresti, eruttò fiamme e fango in quantità straordinaria e produsse tali scosse di terremoto da diroccare non poche abitazioni. Nel 1801 rovinò la cittadella di Sassuolo avvampando con gran furore per parecchie settimane e lanciando in aria dei macigni di parecchi quintali, come se fosse l’Etna od il Vesuvio. Anche nel 1835 per nove settimane devastò i dintorni, vomitando un milione e mezzo di metri cubi di fango.

— Mille merluzzi!... Ed ora?

— Ora dorme e si accontenta di eruttare appena appena qualche po’ di fango e delle gallozzole di gaz. Anzi certi anni non dà quasi segno di vita.

— Dottore, andiamocene.

— Prima che anche a questo vulcanetto salti il ticchio di farci qualche brutto giuoco — disse Michele.

— Non v’è pericolo.

— Preferisco però andarmene, dottore.

— Come volete; facciamo però prima colazione e dormiamo un paio d’ore. Abbiamo bisogno di un po’ di riposo. Sapete che sono quindici ore che non chiudiamo gli occhi.

— Se mi garantite che questi vulcanetti staranno tranquilli, facciamo pure una dormita anche di dieci ore. Si sta meglio qui che sulle casse della scialuppa.

— Speriamo che si accontentino di fischiare.

Trovato un luogo acconcio per accamparsi, si prepararono il pranzo poi, dopo qualche fumata, i quattro esploratori si avvolgevano nelle loro coperte e s’addormentavano profondamente, non ostante i continui sibili e gli scoppiettìi dei vulcanelli.