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i naviganti della meloria 67

— Che questo aumento di calore sia stato prodotto da quello scoppio di gaz?

— Non si sarebbe mantenuto a lungo, Vincenzo.

— Che passiamo vicini a qualche vulcano?

— Il Vesuvio è lontano — rispose il dottore, ridendo. — Credo invece che il canale attraversi qualche regione ricca di acque bollenti, d’altronde non crediate che nei sotterranei e nelle miniere la temperatura sia sempre eguale alle stesse profondità. La crosta del globo ha degli strati eccessivamente caldi e talvolta relativamente freschi.

— Io credevo che fossero dappertutto uguali, dottore.

— No, Vincenzo. Si è osservato, per esempio, che nelle miniere di Amalden, in California, alla profondità di soli centocinquanta metri vi è un calore di ben 50° centigradi, mentre a cinquecento i minatori possono lavorare senza troppo sudore.

«Anche in quelle di Eureka a cinquanta metri si ha una temperatura superiore che alla profondità di trecentocinquanta.

— Vi sono anche delle miniere dove gli uomini non possono lavorare pel troppo caldo?

— Talune gallerie non possono venire lavorate, appunto in causa del soverchio calore.

— Quale sarebbe la miniera più ardente?

— Quella di Corastok nella Nevada, dove il termometro segna 58° centigradi alla profondità di soli seicento metri.

— Quei poveri minatori devono cucinarsi.

— Per poterli mantenere laggiù, si è costretti a lanciare di quando in quando, delle correnti d’aria fredda.

— In caso diverso non potrebbero resistere a lungo. E da che cosa deriva quel calore?

— Per lo più dalla presenza di sorgenti d’acque bollenti, ma dipende anche molto dalla costituzione geologica del suolo.

«È stato osservato che il calore aumenta nei terreni trachitici ed in quelli carboniferi; invece nelle gallerie scavate nei terreni calcarei la temperatura si mantiene fredda. Nei tunnel del Moncenisio e nelle gallerie della miniera di Chornorcillose poi...

— Tacete signor dottore — disse in quel momento Michele.

— Cos’hai? — chiese padron Vincenzo.

— Ascoltate!...

Il dottore ed il suo compagno zittirono, tendendo gli orecchi.

— Dell’acqua che scroscia — disse il signor Bandi, dopo alcuni istanti di attesa.

— Qualche cateratta? — chiese padron Vincenzo.

— È probabile, però...

— Dite, dottore.

— Mi pare che scrosci dietro le pareti del tunnel.

— O dentro quella squarciatura? — disse Roberto, indicando un largo crepaccio che si scorgeva verso babordo.