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64 emilio salgari

— Forse dallo scoppio dei gaz petroliferi.

— Ed accesi da chi?

— Non lo so.

— Possono accendersi da soli?

— Non è possibile.

— E allora...?

— Andiamo innanzi — disse il signor Bandi. — Forse avremo la spiegazione di questo mistero.

— Non correremo il pericolo di morire asfissiati od arrostiti?

— Avanti — disse il dottore senza rispondere a quella grave domanda.


VIII.

Un grave pericolo.


La scialuppa che era stata arrestata presso la parete sinistra della galleria, fu lasciata libera e si mise a scendere lentamente, seguendo il filo della corrente.

Roberto e Michele avevano afferrati i remi, pronti ad arrestarla nel caso che un pericolo minacciasse l’esistenza di tutti.

Padron Vincenzo, ed il signor Bandi, seduti a prora, interrogavano ansiosamente le cupe tenebre addensate sotto le interminabili vôlte del tunnel e tendevano gli orecchi, sperando di raccogliere qualche rumore che fornisse dare la spiegazione di quello strano fenomeno.

Dopo quel rombo e quel lampo, più nulla era stato nè udito, nè veduto. Però i gaz petroliferi erano ancora abbondanti e nelle acque si vedevano ancora a serpeggiare in gran numero i filamenti bituminosi.

Di quando in quando si scorgevano dei larghi crepacci sulle due pareti del canale e là entro si udivano dei rauchi gorgoglìi, annuncianti la presenza di sorgenti petrolifere. A rari intervalli si udivano pure dei crepitìi leggeri, prodotti probabilmente dalla fuga dei gaz.

La scialuppa, che s’avanzava con prudenza, aveva già percorso un chilometro, quando il dottore s’accorse che la temperatura del tunnel era considerevolmente aumentata. Osservato un termometro che aveva sospeso a poppa, s’avvide che segnava 35 centigradi, con tendenza a salire ancora.

Immerse una mano, ma le acque si conservavano sempre fredde.

— Fa caldo, è vero, dottore? — disse padron Vincenzo.

— E molto — rispose il signor Bandi. — Si comincia a sudare.