Pagina:Salgari - I naviganti della Meloria.djvu/47


i naviganti della meloria 45

Oltrepassata quella specie di porta, i naviganti si trovarono in una caverna così ampia, da non poter scorgere la fine.

— Dove siamo noi? — si chiesero i tre pescatori, con un po’ d’inquietudine.

— In un lago sotterraneo — rispose il dottore.

— Mi pare che sia immenso — disse Vincenzo.

— Lo esploreremo, amici. Proviamo a piegare a sinistra.

— Che vi siano anche qui dei pesci, signore?

— E perchè no, Vincenzo?

— Saranno certamente ciechi; con questa oscurità degli occhi a nulla servirebbero.

— T’inganni, Vincenzo. Credi tu che i pesci ed i molluschi che vivono negli abissi degli oceani, là dove non può giungere la luce del sole, siano ciechi? Sì, un tempo lo si era creduto, ma dopo la campagna del Travailleur si sono fatte delle curiose scoperte a proposito di quegli abitanti delle tenebrose acque. Si sono pescati dei pesci che avevano delle vere lampadine che potevano accendere e spegnere a loro piacimento.

— Oh! Dottore!...

— Sì, Vincenzo. Quei pesci, invece di veri occhi, avevano delle placche trasparenti ricoperte d’una pelle sottile ripiena d’un liquido suscettibile di diventare luminoso sotto l’influenza dell’encefalo.

— Erano adunque muniti di lanterne cieche che aprivano e chiudevano a piacimento.

— Sì, Vincenzo.

— Badate!... — gridò in quell’istante Roberto. — Il mio remo ha toccato il fondo.

— Che siamo vicini a qualche sponda? — si chiese il dottore.

Alzò la fiaccola e sporse il braccio innanzi. Ad una distanza di trenta o quaranta passi, distinse confusamente delle scogliere, poi più oltre delle rupi che si spingevano molto innanzi.

— Forse potremo approdare — disse. — Procedete adagio, e voi, Vincenzo, scandagliate il fondo.

Il pescatore si armò d’una manovella e si mise a prora, immergendola di quando in quando per misurare la profondità dell’acqua.

Degli scoglietti dalle punte aguzze e taglienti, si scorgevano a destra ed a manca, minacciando di squarciare il tessuto della scialuppa, poi dei banchi sabbiosi, i quali si allungavano in direzione della spiaggia.

Manovrando con infinite precauzioni, dopo pochi minuti i naviganti giungevano dinanzi ad una sponda bassa e sabbiosa, fiancheggiata da altissime rupi, le quali si perdevano fra l’oscurità delle altissime vôlte.

L’acqua del lago, leggermente agitata, forse in causa del flusso che si faceva sentire nel canale, veniva a morire sulla sabbia con un gorgoglìo monotono, che l’eco ripercuoteva.

Il dottore, presa la torcia, balzò a terra gettando all’intorno uno sguardo curioso. Vincenzo lo aveva subito seguìto, armato d’una scure. Pareva che il buon pescatore non si fidasse troppo e che temesse l’incontro di qualche folletto o di qualche cosa di peggio.