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i naviganti della meloria | 35 |
— Simone Storvik?...
— Sì, dottore.
— Hum!... Io credo che il vostro slavo sia ormai imbarcato su qualche nave di Chioggia o di Venezia — disse il signor Bandi. — Quale interesse può avere lui in questa spedizione scientifica?...
— La speranza di trovare un tesoro.
— Andiamo a vedere quella barca, signori — disse Michele. — Forse sapremo qualche cosa.
— E soprattutto vediamo se vi sono delle tracce sul terreno pantanoso — aggiunse Roberto, il bel bruno dai piccoli baffi neri.
Lasciarono il loro campo improvvisato e costeggiando la riva giunsero ben presto là dove si trovava la scialuppa.
Era una vecchia barca, capace di portare cinque o sei uomini, una di quelle che i veneziani chiamano caicco, senza nome e senza alcun numero ed in parte demolita.
Si vedeva però che era stata spezzata di recente poichè nell’interno si trovavano ancora numerose schegge che parevano fossero state appena tagliate.
Nessuno oggetto che potesse dar campo a qualche supposizione, si vedeva, oltre a quei pezzetti di legno. Perfino i remi erano scomparsi.
Sul banco, che la bassa marea aveva lasciato scoperto, si notavano delle orme di piedi, però l’acqua le aveva ormai rese poco visibili.
Anche sulla riva si vedevano altre impronte di piedi nudi, ma essendo il terreno impregnato d’acqua, non si potevano esattamente rilevare.
— Cosa dite signor Bandi? — chiese padron Vincenzo.
— Non so come spiegare la presenza di questa scialuppa — rispose il dottore, che non era meno imbarazzato dei suoi compagni. — Siete certi di non averla veduta ieri?
— Ieri non v’era — risposero tutti.
— Dove saranno andati allora gli uomini che la montavano?
— E perchè l’hanno demolita? — aggiunse padron Vincenzo.*
— Ed hanno portato via i remi ed i rottami? — chiese il bel Roberto.
— Ecco un bel mistero — disse Michele.
— Che cosa pensate di fare dottore? — chiese padron Vincenzo.
— Di non occuparci altro nè di questa scialuppa nè degli uomini che la montavano e di fare i nostri preparativi per la partenza — rispose il dottore. — Infine la cosa non ci riguarda, almeno lo spero. Venite, amici: dobbiamo trasportare le nostre casse nella caverna.
— Andiamo, dottore — disse padron Vincenzo. — Sono impaziente di navigare fra le viscere della terra.
Tornarono senz’altro all’accampamento e si misero alacremente al lavoro.
Trasportarono dapprima tutte le casse nella galleria, poi non volendo lasciare alcuna traccia del loro soggiorno su quelle rive, cacciarono in acqua la barca, affondandola su di un banco che trovavasi più sotto quattro metri.