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— La nostra scialuppa?
— Sarebbe troppo pesante a trasportarsi.
— Non ne abbiamo altre, signor Bandi.
— T’inganni.
— Sono curioso di sapere dove l’avete nascosta.
— Si trova in una delle mie casse.
— Oh!... Questa è strana!...
— Ho pensato a tutto, Vincenzo, e ti assicuro che nulla ci mancherà...
— Ditemi, dottore, vi sarà aria bastante nel canale, per respirare?
— Se il capitano Gottardi ha potuto spingere i suoi lavoranti fino sulle sponde dell’Adriatico, deve averne trovata!
— È vero, sono una bestia, dottore.
— Non credo, e...
Si era bruscamente interrotto e si era alzato vivamente indicando al lupo di mare una rupe di dimensioni abbastanza grandi, che si alzava presso la riva, all’estremità dell’insenatura.
— Anche sul disegno del capitano è indicata quella roccia — disse.
— E che cosa volete concludere? — chiese Vincenzo.
— Mi viene un’idea — disse il dottore.
– E quale?
— Che il canale non si trovi sommerso come noi abbiamo finora creduto.
— Oh!...
— Guarda, non vedi alla base di quella rupe un’apertura?
— Sì, un buco nero.
— È indicato anche sulla carta.
— Che serva di accesso al canale sotterraneo?
— Mi vien questo dubbio, Vincenzo.
— Ci risparmierebbe tempo e fatica, dottore.
— Lo credo.
— Ohe, ragazzi, affrettatevi — disse il lupo di mare, volgendosi verso i marinai.
I due giovanotti allungarono la battuta, e un quarto d’ora più tardi la scialuppa giungeva nella piccola insenatura, arenandosi su di un bassofondo cosparso di canne palustri.
Una banda di anitre selvatiche, che si teneva nascosta fra le erbe acquatiche, disturbata da quell’inaspettato approdo, se ne volò via schiamazzando, come se volesse protestare contro quei disturbatori.
Il dottore e Vincenzo s’erano subito slanciati sulla riva, dirigendosi verso quella rupe isolata che sorgeva dai terreni quasi melmosi.
Alla base di quella rupe avevano scorta un’apertura non molto ampia e che pareva dovesse condurre in qualche caverna.