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20 | emilio salgari |
— Seguitemi, miei bravi lupi di mare — disse il dottore, bruscamente. — La cosa è troppo importante per perdere un minuto di più.
Rivarcò la siepe e si diresse rapidamente verso la sua casetta che non si trovava lontana più di due tiri di fucile. I due pescatori lo avevano seguìto mentre i cani, poco contenti di quell’improvviso ritorno del padrone, mandavano dei latrati di protesta.
Pochi minuti dopo i tre uomini attraversavano uno spazioso cortile cintato, dove si vedevano a rincorrersi numerosi polli, delle anitre e delle oche grassissime che facevano venire l’acquolina in bocca allo slavo ed entravano in una stanzetta pianterrena.
Era lo studio del dottore, uno studio grazioso, arredato un po’ bizzarramente, essendovi mobili turchi, cinesi e giapponesi, modelli di navi, armi d’ogni specie, bazzeccole d’ogni paese, tutti ricordi di viaggio.
Il dottore prese tre bicchieri, stappò una bottiglia di vecchio rhum e li riempì fino all’orlo, dicendo ai due pescatori:
— Tocchiamo, poi accomodatevi e sciogliete la lingua.
Vuotate le tazze, padron Vincenzo si levò dalla larga fascia rossa che gli stringeva i fianchi, la famosa pergamena, dicendo:
— Ecco il documento, dottore. Lo abbiamo pescato verso la mezzanotte, fra la punta settentrionale dell’isola Bacucco e la foce del Brenta, ad una profondità di ventidue braccia. Era racchiuso in due forzieri, uno di quercia e l’altro d’acciaio che abbiamo aperti dopo non poca fatica.
Il signor Bandi s’impadronì con vivacità della pergamena, l’aperse e avvicinatosi alla finestra vi gettò sopra uno sguardo ripieno di curiosità.
I due pescatori, ritti di fronte a lui, lo guardavano in silenzio, spiando ansiosamente le contrazioni del suo viso.
Mentre il dottore divorava avidamente le righe del documento, uno stupore impossibile a descriversi si dipingeva sui suoi lineamenti. Scuoteva il capo, aggrottava la fronte, dilatava le pupille e delle esclamazioni di meraviglia di quando in quando gli sfuggivano.
Quando ebbe terminato, fissò i suoi sguardi sui due pescatori, esclamando:
— Quale fortuna per l’Italia, se fosse vero!...
— Si tratta d’un tesoro immenso? — chiese lo slavo, aggrottando la fronte, udendo parlare dell’Italia.
Il dottore fece colla destra un gesto che voleva significare:
— Altro che tesoro!...
— Parlate, signore — insistette lo slavo. — Vi sono dei milioni da raccogliere, è vero?...
— Dei milioni?... E di che cosa?
— D’oro!
Il dottore proruppe in una risata.
— No, non si tratta d’oro – disse poi. — Se però esistesse realmente questa galleria sotterranea, vi ripeto che l’Italia guadagnerebbe una fortuna tale che centinaia di milioni non basterebbero a pagarla.
— Una galleria sotterranea! — esclamarono i due pescatori.