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i naviganti della meloria 183

Il lupo di mare fece un portavoce colle mani e lanciò tre tuonanti chiamate:

— Michele! Roberto! Michele!

Nessuno rispose a quell’appello disperato. Cos’era dunque avvenuto di quei disgraziati? Erano stati uccisi dai massi caduti dall’alto o la corrente, che pareva violentissima, li aveva trasportati così lontano da non poter udire le grida del loro comandante? Il dottore, in preda ad una profonda angoscia, si asciugava la fronte madida d’un gelido sudore e non osava più guardare il compagno.

— Andiamo a cercarli — disse. — Forse l’ondata e poi la corrente li ha spinti in qualche antro laterale. Mi parve che la carta del capitano Gottardi ne segnasse una presso l’uscita del canale.

— Dottore, sono perduti! — gemette padron Vincenzo.

— Orsù, coraggio, finchè non avremo trovati i loro cadaveri non dobbiamo rinunciare alla speranza.

— Quando la frana ha spezzato la nostra zattera, dove si trovavano?

— A prora.

— Siete ben certo che non siano rimasti schiacciati dai massi che cadevano dall’alto?

— Sì, Vincenzo. Quantunque l’onda si fosse rovesciata improvvisamente su di noi, io li ho veduti tutti due incolumi sull’altro pezzo della zattera. Si tenevano stretti a vicenda per non perdere l’equilibrio e vi ripeto che ho udito le loro voci che si perdevano in lontananza.

— Quale disgrazia se fossero morti! — singhiozzò il lupo di mare.

— Li ritroveremo, Vincenzo, e forse più presto di quello che crediamo.

— Andiamo a cercarli senza perdere tempo.

— Era quello che volevo proporvi.

Il rottame, spinto dall’ondata, si era incastrato fra un ammasso di enormi macigni caduti dalla vôlta, arenandosi colla parte posteriore.

Era ormai ridotto a così piccole proporzioni da poter a malapena sorreggere quei due uomini, però poteva ancora servire.

Padron Vincenzo ed il dottore lo rimisero in acqua poi si affidarono alla corrente la quale era sempre violentissima in causa della cascata che precipitava attraverso alla frana col fragore del tuono.

Molteplici ostacoli impedivano ai due naviganti di procedere sollecitamente. Buona parte del canale era stato ostruito dai rottami caduti dall’alto, sicchè la zattera subiva continui urti i quali minacciavano di spezzare le corde che tenevano unite le tavole.

Padron Vincenzo aveva strappato un pezzo del pennoncino e cercava di mantenerla nella corrente. Il dottore invece aguzzava gli sguardi sperando di vedere Michele e Roberto arrestati in qualche luogo e ripeteva le chiamate le quali rimanevano sempre senza risposta.

Avevano già percorsi cinquecento metri, quando passando dinanzi