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i naviganti della meloria | 181 |
fiando il tutto con una sorsata d’acqua, poi si sdraiarono gli uni accanto agli altri cercando di chiudere gli occhi.
Tentativi inutili!... La paura che avvenisse un’altra scossa e che le rupi si abbassassero, li teneva svegli. Anzi di quando in quando ora l’uno ed ora gli altri si alzavano per tendere gli orecchi, credendo sempre di udire a propagarsi attraverso alle gallerie quel terribile e pauroso rombo che si sentivano ripercuotere ancora dentro i cervelli.
Anzi Michele, che ne aveva riportato più profondo effetto di tutti, chiedeva di sovente a Roberto che gli stava vicino:
— Trema il suolo?
— Non mi pare.
— Eppure giurerei d’aver udito degli scricchiolìi misteriosi.
— Ma no, tutto è tranquillo.
Dopo cinque minuti erano le medesime domande e le identiche risposte. Tuttavia nemmeno il dottore era capace di addormentarsi.
Era passata un’ora, quando Michele balzò in piedi urlando:
— Fuggite!... Alla zattera!...
Non si era ingannato. Un altro rombo, meno intenso di quello udito il giorno innanzi è vero, si era udito echeggiare sotto la tenebrosa galleria e dei frammenti di roccia erano caduti in acqua, producendo un rumore simile alla pioggia.
Tutti si erano alzati, mentre il dottore accendeva con molto stento, un pezzo di fune incatramata che per un caso provvidenziale non era molto umida.
— Alla zattera!... — gridò, appena un po’ di luce ruppe le tenebre.
I tre marinai con un solo salto si slanciarono sul galleggiante.
Avevano appena presi alcuni pezzi di legno che contavano servirsene come di remi, quando un secondo rombo si fece udire, molto più intenso di prima.
Le due rupi già malferme, si spaccarono di colpo, facendo scomparire lo spazio che esisteva, mentre dalla vôlta precipitavano nel canale enormi massi.
Uno era caduto sulla zattera spaccandola a metà, poi un’onda gigantesca si era rovesciata attraverso il canale, allontanando i due pezzi.
Quando fu passata, il dottore e padron Vincenzo si trovarono soli.
L’altro pezzo, con Roberto e Michele, era scomparso!...