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180 | emilio salgari |
Lasciarono un pezzo di corda incatramata presso lo sbocco della galleria, poi tornarono indietro per trasportare i pezzi della zattera.
In capo a mezz’ora le tavole e le travi si trovavano radunate presso il passaggio acquatico.
— Prima di metterci al lavoro, ditemi se potremo trovare un posto per costruire la zattera — disse il dottore.
— Sì — rispose padron Vincenzo. — Ho trovato una specie di banchina formata da una di queste due rupi.
— Chi passa pel primo?
— Io, dottore — rispose Michele. — Voglio conoscere anche io il passaggio.
— Noi vi seguiremo.
Si spogliarono tutti, fecero delle vesti un pacco solo che legarono attorno ad una delle tavole più grandi, poi Michele pel primo si cacciò arditamente sott’acqua, spingendo innanzi a sè il pennoncino.
Dietro a lui si gettarono, uno ad uno, il dottore, padron Vincenzo e Roberto trascinando con loro delle tavole, le maggiori.
Mezzo minuto dopo e forse anche prima, i quattro esploratori si trovano radunati su una specie di banchina, formata, a quanto si poteva supporre, da una delle due grandi rupi.
Il dottore, che aveva conservata la sua scatola di fiammiferi, chiusa ermeticamente, dopo infinite precauzioni accese un zolfanello.
A quella debole fiamma vide che avevano approdato su di una roccia che si staccava dalla frana. Era una specie di banco, perfettamente liscio, e così grande da permettere di raccogliere dieci o dodici persone.
— Qui potremo ricostruire la zattera — disse il dottore. — Vi è spazio sufficiente.
— Anche per accamparci — disse padron Vincenzo.
— E per fare una dormita — aggiunse Roberto. — Io non ne posso più.
— Nessuno c’impedirà di prendere un po’ di riposo — rispose il dottore.
— E se durante il nostro sonno le rupi cedessero e ci schiacciassero? — chiese Michele, rabbrividendo.
— Se non si sono riunite prima resisteranno anche ora — disse il dottore. — Ordinariamente quando avviene una scossa di terremoto molto forte, non si ripete subito dopo.
«I vapori ormai si sono aperti una via attraverso le viscere della terra e non avranno bisogno di un altro sfogo, almeno per un certo tempo.
— Lo dite per tranquillizzarci dottore? — chiese padron Vincenzo, il quale osservava la vôlta con inquietudine.
— No, amico mio. Costruiamo prima la zattera onde la corrente non porti via le tavole, poi dormiremo un paio d’ore.
I tre marinai, un po’ rassicurati, si misero tosto al lavoro, unendo le tavole ed i pennoncini colle funi che avevano tolte alla vecchia galera, poi assicurarono il galleggiante alla punta d’una roccia.
Mangiarono lestamente alcuni biscotti con un pezzo di lardo, innaf-