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i naviganti della meloria 165

— Non abbandonatevi — rispose il signor Bandi. — Coraggio!

Un momento dopo un turbine d’acqua si rovesciava, con mille muggiti, addosso al vecchio legno.

Lo scafo, violentemente sollevato da quel banco su cui riposava da tanti secoli, oscillò spaventosamente inalberandosi come un cavallo sotto lo sprone del cavaliere, poi ricadde sull’onda con un cupo fracasso.

Per alcuni istanti la galera, trascinata a casaccio, rollò e beccheggiò, poi andò a urtare violentemente contro una delle due pareti, fracassandosi una delle murate.

— Galleggiamo! — gridò Michele.

— E forse stiamo anche per affondare — disse padron Vincenzo. — Dottore, del fuoco o noi siamo perduti!

— Cercate delle corde incatramate — rispose il signor Bandi.

I tre pescatori non ostante le continue oscillazioni del vecchio vascello e gli urti incessanti, si sparsero pel ponte e cercando a casaccio riuscirono a raccogliere delle funi.

Il dottor Bandi accese un zolfanello e vi diede fuoco.

Essendo imbevute di catrame, una fiamma abbastanza viva s’alzò, illuminando la galleria e la tolda del legno.

A quella luce s’accorsero che la galera era andata a urtare contro la parete sinistra. Una parte della sua murata e anche alcuni corbetti superiori, dall’impeto avevano ceduto, però pel momento non vi era alcun pericolo di affondare.

— Possiamo sperare di aver salvata la pelle — disse padron Vincenzo. — Cosa sarà accaduto, dottore?

— Una poderosa scossa di terremoto — rispose il signor Bandi.

— E quell’onda mostruosa che sia stata prodotta dalla scossa?

— Temo qualche cosa di peggio.

— Volete dire?

— Che la galleria deve essere franata.

— Da che cosa lo arguite?...

— Una scossa, per quanto forte, non sarebbe stata bastante per rovesciare attraverso il canale quella massa d’acqua.

— Voi dunque dite?...

— Che è stata prodotta dall’inabissarsi d’una massa enorme di materiali.

— Mille merluzzi!... D’onde veniva?...

— Dallo sbocco della galleria.

— Che siamo rimasti prigionieri?

— Io non lo so, tuttavia sono molto inquieto, Vincenzo.

— Bisognerebbe esplorare la galleria.

— È quello che faremo appena l’acqua si sarà calmata.

— Non abbiamo più la zattera, dottore — osservò Michele.

— Poco importa. Il legname non scarseggia qui... Questo vascello è a nostra disposizione e ci darà tanto materiale da costruire cinquanta zattere.