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158 emilio salgari

— Possiamo sacrificarla senza troppo dolercene — disse il dottore. — Ritengo d’altronde che questo pasto sia uno degli ultimi.

— E perchè dottore? — chiese padron Vincenzo.

— Perchè non dobbiamo essere molto lontani dalla Spezia. Calcolavo poco fa, approssimativamente le miglia percorse e se non mi sono ingannato di molto, non dobbiamo distare più di dieci o quindici miglia.

— Ammettiamone anche trenta — disse padron Vincenzo. — Cosa sono per noi? Domani forse vedremo il mare. Vorrei però sapere dove sboccheremo.

— Nel golfo della Spezia.

— Proprio nel golfo? — chiese il lupo di mare, con stupore.

— Presso la punta Maralunga, così almeno segnava il documento del capitano Gottardi.

— A poca distanza da Lerici allora?

— Così sembra.

— Vi è una cosa che mi sorprende.

— E quale, Vincenzo.

— Come nessuno si è mai accorto dello sbocco del canale in quei pressi?

— Io dubito che il tunnel sbocchi apertamente. Se così non fosse i pescatori del golfo l’avrebbero già scoperto.

— Sono curioso di giungere all’estremità del canale.

— Ed io non meno di te, Vincenzo. Orsù una buona dormita poi cercheremo di fabbricarci una zattera un po’ più vasta.

Si stesero l’uno accanto all’altro, in mezzo alle casse ed ai barili disposti in cerchio e dopo essersi augurata la buona notte s’addormentarono quasi subito.

Nessun avvenimento venne a turbare il loro sonno il quale si protrasse a lungo.

Svegliatisi dopo una diecina d’ore, si misero alacremente all’opera per ingrandire la zattera dello slavo.

Possedevano sette casse e cinque barili, potevano quindi costruirsi un galleggiante capace di sorreggerli e di permettere loro di traversare l’ultimo tratto di canale.

Avendo portato con loro dei chiodi e delle corde, spezzarono le casse ed ingrandirono la piattaforma della zattera, mettendovi all’intorno i barili onde maggiormente sorreggerla.

Le vesti, i viveri, le torce furono ammucchiate nel centro della piattaforma e l’acqua dolce rinchiusa in cinque bottiglie, provvista sufficiente per un paio di giorni, cioè più del necessario.

Poche ore dopo, i quattro esploratori abbandonavano la miniera, tornando nel canale.

La zattera era bastante per sorreggerli, però la più piccola ondata non avrebbe avuto alcuna difficoltà a spazzare la piattaforma, tanto questa si trovava immersa. Fortunatamente fino allo sbocco del tunnel non vi erano da temere colpi di mare.

Avendo trovato la marea che scendeva, il galleggiante si mise a fi-