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150 | emilio salgari |
— Bisognerebbe nuotare fino all’imbocco della galleria — disse padron Vincenzo.
— E poi?
— Lo si cerca.
— E se la lampada si spegnesse prima di trovarlo?
Un brivido percorse le membra dei quattro disgraziati. Che cosa sarebbe accaduto poi, se quella fiammetta fosse venuta a mancare? Come ritrovare la via fra quell’orribile oscurità? Quale tremenda situazione?
Padron Vincenzo ruppe pel primo il silenzio.
— Signor Bandi — disse con accento risoluto. — Tentiamo la sorte. Anche rimanendo qui la nostra condizione non migliorerebbe. Siete anche voi un buon nuotatore, è vero?
— Quattro o cinque miglia non mi spaventano.
— Ne avete quattro di più, signore — disse Roberto. — Fra la galleria e questa roccia non vi devono essere più di sei o settecento metri.
— Siete tutti decisi?
— Tutti — risposero i tre pescatori.
— Guardiamo prima quanto olio rimane nella lampada. Da poche gocce può dipendere la nostra salvezza.
Scrutò il serbatoio e guardò dentro.
— Ne avremo per venti minuti — disse, mentre alcune gocce di sudore diacciato gl’imperlavano la fronte. — Presto amici, ogni istante che passa è una probabilità di meno di salvarci.
— Chi s’incarica della lampada?
— Io, dottore — rispose padron Vincenzo. — Non mi dà alcun fastidio a nuotare con un braccio solo.
— Vi affidiamo la nostra salvezza.
— Non temete: non l’abbandonerò nemmeno se mi sentissi a mozzare le gambe.
— Su, presto, in acqua!
XVIII.
Terribile momento.
I quattro esploratori scesero la rupe aiutandosi l’un l’altro, poi si lasciarono cadere in acqua, mettendosi a nuotare colla maggior rapidità possibile.
Padron Vincenzo si era messo alla testa del drappello, tenendo alta la lampada; dietro di lui venivano Roberto, poi il dottore e ultimo Michele.