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i naviganti della meloria | 13 |
più sotto vi erano tracciate parecchie linee che s'incurvavano leggermente alle due estremità, poi degli scacchetti e dei numeri. In fondo alla carta si vedeva un nome, scritto molto chiaro.
Padron Vincenzo ed i suoi marinai guardarono con viva curiosità quelle righe e quelle linee che volevano rappresentare senza dubbio qualche disegno, poi si guardarono in viso l’un l’altro, interrogandosi cogli sguardi.
— Chi ci capisce qualche cosa? — chiese il lupo di mare.
— È impossibile capire, — disse lo slavo, — poichè questo documento è scritto in greco.
— Cosa ne sai tu?
— Ho veduto ancora delle lettere scritte in quella lingua.
— Il nome però è scritto in lingua nostra — disse Michele, che sapeva leggere qualche po’.
— E cosa ci spiega? — chiese padron Vincenzo.
— Che questo documento è stato scritto da un certo Luigi Gottardi, capitano della repubblica genovese.
— Lo vedo, ma io vorrei sapere cosa significano queste righe.
— E quel disegno? — disse lo slavo.
— Si direbbe un canale — rispose padron Vincenzo, dopo averlo esaminato con maggior attenzione. — Che canale può essere?...
— Io credo d’indovinare — disse lo slavo.
— Parla.
— Scommetterei un mese della mia paga contro una galletta, che su questa pergamena vi sono le indicazioni necessarie per scoprire un tesoro.
— Al diavolo i tuoi tesori! — esclamò il lupo di mare.
— Cosa volete che indichi adunque?
— Io non lo so per ora, ma lo sapremo presto.
— E da chi?...
— Da qualcuno che sa il greco, giacchè tu asserisci che questa scrittura è ellenica.
— Ma da chi? — insistette lo slavo.
— Dal medico di Sottomarina.
— Avete ragione, padrone — disse Michele. — Il signor Bandi deve sapere il greco.
— E molte altre cose ancora, mio caro — disse il padrone. — Si dice che sia uno scienziato di grande fama.
— E se anche riuscissimo a ciò non guasterà di certo le speranze di Simone. Il signor Bandi non vorrà partecipare alla scoperta del meraviglioso tesoro.
— Taci, marinaio d’acqua dolce — disse lo slavo, seccato. — Andiamo da questo vostro signor Bandi.
— Alle scotte, giovanotti! — gridò padron Vincenzo, mettendosi alla ribolla. — All’alba noi saremo a Sottomarina.
Le due vele, che erano state mezze imbrogliate, furono tese al vento, le scotte furono legate ed il bragozzo si allontanò da quel luogo incli-