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140 | emilio salgari |
— Sì, ma vengono da lontano.
— Cosa temete?
— Non lo so ma non sono tranquillo. Udite?
— Dell’acqua che precipita?
— Sì.
— Che si sia formata una cascata?
— Qualche cosa deve essere avvenuto nell’alto corso del fiume. Forse le frane hanno ostruito il suo letto.
— Che corriamo il pericolo di morire annegati?
— Michele! Roberto!
— Dottore!
— Presto! Le lampade!
— Le abbiamo trovate!
— Accendetele!
Un fracasso assordante scuoteva tutti gli echi della grande caverna. Pareva che una enorme massa d’acqua si fosse rovesciata attraverso la miniera con impeto tremendo, seco trascinando i carboni in una pazza corsa.
Il dottore e padron Vincenzo s’erano slanciati innanzi. Le due lampade erano state accese, ma brillavano molto lontane l’una dall’altra.
— Qui dottore! — si udì a gridare Michele. — Il torrente ha straripato!
— Cerchiamo una roccia? — urlò padron Vincenzo.
— È già trovata! — rispose Michele.
Il dottore ed il lupo di mare avevano già raggiunto il pescatore il quale s’era arrestato alla base d’una grande rupe che s’alzava solitaria in mezzo alla grande caverna.
— E Roberto? — chiesero.
Il giovane pescatore, perduta forse l’orientazione, era scomparso in direzione della galleria.
— Roberto! — gridarono tutti.
— Vengo — rispose il giovanotto.
— Presto?
In quell’istante un’onda nera come il carbone della miniera si rovesciò con impeto irresistibile attraverso la grande caverna, rimbalzando furiosamente contro la rupe sulla quale s’erano salvati il dottore, Michele e Vincenzo, poi passò oltre muggendo spaventosamente.
— Roberto! — gridarono i due pescatori con accento disperato.
La loro voce si perdette fra lo scrosciare delle acque.
Guardarono verso la galleria sperando di scorgere la lampada del giovane pescatore, ma più nulla distinsero.
Il disgraziato, investito dalle acque, era scomparso!