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i naviganti della meloria 135

merosi crepacci che parevano avessero servito, un tempo, da letto ad alcuni torrenti, dopo una mezz’ora giungevano all’estremità del bacino.

La caverna però non terminava colà, anzi pareva che si addentrasse assai nelle viscere della terra.

Al di là della spiaggia si vedevano confusamente delle rocce accatastate, poi altre vôlte immense e degli antri oscurissimi che sembravano gallerie.

Il dottore osservò quelle rocce che mandavano dei riflessi lievemente argentei.

— Un altro bacino carbonifero — disse. — Fortunatamente abbiamo le lampade di sicurezza.

— Una nuova miniera? — chiese padron Vincenzo.

— Sì, e forse più estesa dell’altra. Odo dell’acqua a scrosciare in lontananza.

— È vero, dottore. Si direbbe che un torrentaccio scorra qualche miglio da noi.

— Temo che Simone ci faccia correre.

— E dove si sarà cacciato?

— Se la miniera è così vasta, sarà forse lontano da noi.

— Sarà andato a cercare il suo tesoro sulla riva di quel torrentaccio. Roberto da’ la scalata a questa rupe e guarda se vedi nulla sotto quelle vôlte che si disegnano laggiù.

Il giovane pescatore, che era agile come una scimmia, in pochi slanci raggiunse le cime d’una roccia che si alzava di quindici o venti piedi.

— Il fanale rosso! — esclamò, quando fu lassù.

— Quello di Simone? — chiesero il dottore e padron Vincenzo.

— Sì, è lo stesso che abbiamo scorto sulle acque della grande caverna.

— È lontano? — chiese il signor Bandi.

— Molto!

— Ti sembra immobile?

— No, lo vedo oscillare.

— Allora Simone fugge.

— Lo credo.

— Che ci abbia scorti? — chiese padron Vincenzo.

— È probabile — rispose il dottore.

— Lo seguiamo?

— Sì, Vincenzo.

— Ma dove ci condurrà quel pazzo da catena?

— Suppongo che questa caverna avrà una fine.

— Allora avanti!

Scalarono le rupi che cadevano quasi a picco sulle rive del bacino e si trovarono su d’una specie di altipiano il quale saliva leggermente, cosparso di enormi massi di carbon fossile.

All’estremità si apriva una immensa galleria e sotto quella tenebrosa vôlta, ma ad una distanza notevole, si vedeva scintillare il fanale rosso del pazzo.