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i naviganti della meloria 115

vero che anche oggidì di quando in quando si hanno da deplorare delle catastrofi; sono però dovute all’imprudenza dei minatori, i quali talvolta osano accendere le pipe, malgrado il pericolo e gli ordini severissimi degli ingegneri.

Accesa la lampada con speciali operazioni, il dottore ed i suoi compagni guardarono se le vôlte avevano sofferto per quel tremendo scoppio, ma videro che non avevano ceduto in alcun luogo. Solamente qualche crepaccio si era manifestato nella parete meridionale, cosa però di nessuna importanza.

— È stata una vera fortuna che la fiammata sia fuggita verso l’ovest — disse il dottore. — Se si fosse rovesciata su di noi, ci avrebbe arrostiti e probabilmente anche subissati.

— Che vi sia qualche miniera di carbon fossile in questi paraggi? — chiese padron Vincenzo.

— Certamente — rispose il dottore. — Il grisou irrompe dai carboni ordinariamente, però non manca nelle salse e nei pozzi petroliferi.

— Che siano stati gli uomini che ci precedono ad accenderlo?

— Da solo non prende fuoco.

— E come può essersi sprigionato il grisou?

— Chi sa, in qualche miniera può essere avvenuto qualche franamento, ed il gaz, che si trova rinchiuso fra gli strati carboniferi, è uscito accumulandosi nella galleria.

— Allora quella miniera deve avere comunicazione col tunnel.

— Sì, Vincenzo. State attenti se vedete, a destra od a manca, qualche caverna o qualche squarcio.

— Non ci sfuggirà, dottore — risposero i pescatori.

La scialuppa intanto s’avanzava rapidamente, poichè anche chiacchierando, i quattro esploratori arrancavano con supremo vigore, essendo ansiosi di giungere là dove era avvenuto lo scoppio.

Il grisou pareva che aumentasse di passo in passo che si avvicinavano al luogo della catastrofe. La fiamma della lampada volta a volta si allargava e si tingeva di azzurro, segni infallibili della presenza del pericoloso gaz.

Certamente quello scoppio aveva prodotto qualche altra frana nei depositi carboniferi, e il grisou si era nuovamente accumulato sotto le vôlte del canale.

Guai se qualcuno avesse acceso uno zolfanello! Un altro scoppio si sarebbe succeduto e forse più tremendo del primo.

Già gli esploratori si erano avanzati d’un chilometro, quando la scialuppa urtò bruscamente contro un ostacolo, il quale però subito cedette, non avendo arrestata la spinta dei remi.

— C’è qualche cosa dinanzi alla prora — disse Michele, abbandonando il remo e balzando in piedi.

— Che abbiamo urtato contro qualche rottame? — si chiese padron Vincenzo.

Staccò la lampada e si chinò sulla prora. Subito vide un oggetto, non ben definito, galleggiare a babordo della scialuppa.

— Aiutatemi — disse.