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i naviganti della meloria | 103 |
Lo spettacolo era superbo, ma anche pauroso. Quel torrente di fuoco serpeggiando fra le rupi, correva rapidamente in direzione del lago, seguendo il pendìo. Ora lo si vedeva sparire in mezzo alle rocce, entro le gole od i crepacci, poi riapparire bruscamente in un altro punto, correre, balzare e rimbalzare, rifluire, gonfiarsi, poi di nuovo nascondersi per poi tornare a mostrarsi più bello, più minaccioso, più terribile.
— Le pareti della galleria hanno ceduto! — esclamò il dottore.
— E la lava si rovescerà qui? — chiesero i tre pescatori.
— Lo temo, amici. Ma pare che la corrente tenda ad avvicinarsi alla gola che ora abbiamo percorso.
— Non correremo pericolo, rimanendo qui? — chiese padron Vincenzo.
— Sarebbe una imprudenza che potremmo pagare cara.
— Prendiamo il largo?
— Sì e subito.
— In acqua la scialuppa! — gridò Vincenzo.
Michele e Roberto si affrettarono ad eseguire l’ordine, poi imbarcarono le casse ed i barili che avevano messo a terra onde rendere la barca più leggera.
Stavano per prendere i remi, quando si vide il torrente di fuoco apparire all’estremità della gola che conduceva nella piccola baia. Le lave, trovando quel passaggio, vi si precipitarono dentro con furia indescrivibile accavallandosi spaventosamente e proiettando sulle rocce vicine bagliori sanguigni.
L’ammasso dei funghi fosforescenti fu divorato in un attimo, poi il mostruoso serpente di fuoco irruppe sulla piccola spianata avanzandosi minaccioso verso il lago.
— Fuggiamo — gridò il dottore.
I quattro uomini balzarono precipitosamente nella scialuppa e si spinsero rapidamente al largo, attraversando la linea delle scogliere.
Si erano allontanati di cinquanta o sessanta passi, quando le lave piombarono, come una cateratta, nel lago.
Una tremenda battaglia s’impegnò fra i due elementi, fra fischi assordanti. Le prime ondate di lava vengono facilmente vinte, soffocate, ma altre si seguono, si allargano, ribollendo e sibilando, si spingono, si urtano e sorpassano la piccola baia avanzandosi in mezzo al lago.
La grande caverna sembra ribollire come una immensa caldaia ad alta pressione. Le acque e le lave non cedono. Dense masse di vapori biancastri s’alzano sul fiume di fuoco mentre pare che nel seno del lago si distenda un torrente di pece fusa mista a ondate di zolfo ardente.
Lo spettacolo è sublime, ed insieme terrificante.
I quattro esploratori arrancano disperatamente per non venire raggiunti dal terribile fiume che vince, almeno pel momento, anche le acque.
I tre pescatori sono pallidi come cenci lavati; solo il dottore non sembra preoccuparsi troppo.