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i naufragatori dell'«oregon» | 95 |
– Che alludessero a noi? – si chiese l’olandese con inquietudine.
– Non può ingannarsi, signore – disse il siciliano. – Cercavano di sorprenderci, credendoci ancora a bordo dell’Oregon.
– Ma erano i pirati?...
– Lo temo.
– Che abbiano fatto prigioniero O’Paddy?...
– È probabile.
– Allora cercheranno di sorprenderci anche qui.
– Senza dubbio, signor Held.
– Cosa mi consigliate di fare?...
– Abbandonare prontamente questa sponda e rifugiarci nella foresta.
– Con questa oscurità?... E le fiere?... E poi come inoltrarci fra quei vegetali che non hanno passaggi?...
– Signor Held – disse Amely. – Risaliamo la costa verso il nord. Domani mattina ci ripareremo nella foresta.
– Credo che sia il consiglio migliore. Vi sono molte scogliere e potremo celarci in qualche luogo.
– Ed anche delle caverne – disse il soldato. – Dove vi sono le rondini salangane, se ne trovano sempre.
– Allora mettiamoci in marcia senza perdere tempo.
– Siamo pronti – risposero Amely e Dik.
– Voi aprite la marcia, signor Held – disse il siciliano. – Io rimarrò ultimo per proteggere la ritirata, e guai al primo pirata che giunge a portata della mia carabina.
Raccolsero le armi ed i viveri e si misero in cammino, seguendo le alti rupi della spiaggia.
CAPITOLO XII.
Una notte angosciosa.
La via era aspra, interrotta da crepacci, da sterpi, da macigni e da roccie d’ogni mole, resa più difficile della cupa ombra che proiettava l’imponente foresta, ma i naufraghi acceleravano la marcia. Quel pe-