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formato dalle isole di Giava, Sumatra, Celebes e Filippine e si estende dal 7° di latitudine settentrionale al 4° 12’ di latitudine meridionale e dal 106° 25’ al 117° di longitudine orientale.

La sua massima lunghezza tocca le duecentoquaranta leghe marine e la sua maggior larghezza le centoventi; la sua superficie poi è così immensa, che dicesi eguagli quella di tutte insieme le isole dell’arcipelago della Sonda, cioè sarebbe di circa 36.000 leghe quadrate.

Questa grande isola ha dei grossi fiumi, ma non se ne conoscono ancora le sorgenti. Il Kappuas è il principale, poi vengono il Kotti, che sbocca nello stretto di Macassar, il Banger-Massing, che si scarica nel mar Giavanese, il Varauni, che si scarica nella baia omonima, il Soudakana, il Lava, il Sarawak, il Pagoro, il Ponthianak, il Sambas e parecchi altri, quasi tutti navigabili, ma le cui foci si perdono fra vaste paludi, nelle quali regnano tremende febbri.

Vi sono anche dei laghi: il Danao-Malagon, che è ricchissimo di pesci; ed il Chini-ballou, situato verso il settentrione, che ha quindici leghe di circuito, ma le cui acque biancastre sono pochissimo profonde.

Grandi catene di monti formano l’ossatura del Borneo, staccandosi dal gruppo principale che è formato dai monti Cristallini, i quali percorrono l’isola dal nord al sud. Uno solo però è molto elevato, quello di San Pietro, la cui cima tocca i tremila e cinquecento metri.

Due razze, entrambe selvagge ferocissime, si disputano l’interno dell’isola: i Dayaks, notabili per la loro alta statura, per la loro robustezza e per la tinta della loro pelle che è giallo-chiara con diverse gradazioni, ed i Bigiassi o Kajou, di carnagione fosca, svelti però, ben fatti, con lineamenti fini e regolari e somiglianti ai popoli dell’India.

Questi indigeni si odiano e si fanno una guerra mortale, ma odiano pure tutti gli altri popoli che vanno a stabilirsi sulle loro terre. Sono famosi per tagliare le teste ad ogni nemico che cade nelle loro mani; vivo o morto, viene decapitato.

Le coste invece sono abitate tutte da stranieri: da Malesi, da Giavanesi, da Bughisi, da Cinesi, da Macassaresi, da Indiani e perfino da Arabi. Mentre alcuni si dedicano al commercio ed alla lavorazione delle ricche miniere d’oro e di diamanti, come i Cinesi ed i Giavanesi, gli altri si occupano a corseggiare il mare a dispetto dei numerosi incrociatori che gl’inglesi e gli olandesi mantengono in quei mari.

Gli olandesi fino dal 1643 cominciarono a stabilirsi su quelle spiagge, fondando dapprima un banco a Pontianak, dietro un ac-