Pagina:Salgari - I naufragatori dell'Oregon.djvu/81


i naufragatori dell'«oregon» 77


riosi?... Verranno a guastare ora le uova del mio paniere?... Decisamente sono nato sotto una cattiva stella!...

– Un veliero!... – gridò in quell’istante il soldato.

– Sì, ma che starebbe meglio sott’acqua che fuori – disse O’Paddy, aggrottando la fronte.

– Dov’è?... – chiesero Held, Amely e Dik.

– Eccolo laggiù che esce da quella baia – rispose l’irlandese, con sorda rabbia. – Che il mare inghiotta quell’avvoltoio!... Vieni, malese: voglio osservarlo meglio.

Si slanciò giù dal cassero e s’arrampicò sulla grande rupe, dalla cui cima poteva dominare tutta la baia e fissò i suoi sguardi su quel veliero, il quale s’avvicinava lentamente, con diffidenza. Quel legno era un praho della portata di cinquanta o sessanta tonnellate, completamente attrezzato ed anche armato. Questi velieri, adoperati dai malesi e da tutti i naviganti del vasto arcipelago della Sonda e sopratutto dai pirati, sono lunghi, stretti, colla carena slanciata, collo scafo basso e colla prora meno elevata che la poppa.

Portano delle vele immense, lunghe perfino quaranta metri, di forma oblunga, formate di sottili bambù intrecciati con fibre di rotang oppure di cotone cucito a strisce bianche, ma con dei pezzi dipinti in rosso. La vela maestra è più grande, quella di trinchetto è più piccola e più maneggevole. Talvolta portano anche i flocchi, ma per lo più li usano i giong, che sono prahos più grossi.

Singolari sono gli alberi di questi legni. Sono formati da grossi bambù disposti a triangolo, un lato dei quali viene formato dalla coperta del praho e le loro manovre fisse o correnti sono di fibre di rotang o di gamuti intrecciate, ma così resistenti da sfidare le più solide funi.

Avendo uno sviluppo di vele immenso, per non correre il pericolo che una raffica improvvisa li rovesci, sono muniti, dal lato di sottovento, d’un bilanciere formato da larghe tavole e sopravvento d’un sostegno ove collocano la zavorra per meglio equilibrare il legno. Sono senza dubbio i migliori velieri che si conoscano, poichè con un buon vento possono gareggiare perfino coi battelli a vapore.

Il praho, che usciva dalla baia, non aveva l’apparenza di un pacifico legno mercantile, poichè sebbene avesse il casotto di bambù, l’attap, come viene chiamato dai malesi, destinato a ricoverare le merci, portava due piccoli cannoni che dovevano lanciare palle d’una libbra ed