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i naufragatori dell'«oregon» | 69 |
Un secondo urto, più violento del primo, fece tremare il vascello da prua a poppa.
Le scogliere non distavano che cento passi e pareva che le loro punte s’allungassero verso la nave, come se fossero ansiose di sventrarla.
– Vi è un passaggio attraverso alla scogliera? – chiese O’Paddy, con voce tuonante.
– No – rispose il soldato.
– Allora, attenti all’urto!...
– Siamo preparati.
– Saldi in gambe!...
Un terzo urto avvenne. L’Oregon aveva toccato un fondo che non si poteva scorgere e che si estendeva dinanzi alle scogliere, ma le onde lo avevano ancora sollevato, spingendolo più innanzi.
– Signor Held! – esclamò Amely, impallidendo.
– Non temere – rispose l’olandese.
– Sono presso di voi – disse il soldato, lanciandosi verso la giovinetta. – Aggrappatevi alla murata e non abbandonatela.
– Dik!... – gridò l’olandese.
– Non ho paura – riprese il ragazzo, con voce risoluta.
– Saldi in gambe!... – urlò O’Paddy. – Tuoni!...
L’Oregon veniva spinto contro gli scogli. Le onde balzavano a bordo con rabbia estrema, correndo da poppa a prua ed irrompevano con cupi muggiti attraverso alla squarciatura, urtando impetuosamente contro i già malfermi scompartimenti stagni.
Il fracasso che produceva la risacca era tale, che non si potevano più udire i comandi di O’Paddy. Erano detonazioni, erano boati, sibili, urla, crepitìi, fragori impossibili a descriversi.
La nave, semi-rovesciata sul fianco ferito, pareva che da un istante all’altro dovesse scomparire fra quei flutti irati e celarsi sotto quell’immenso lenzuolo di spuma.
Ad un tratto un’onda, una vera montagna di acqua, la sollevò. Si mantenne alcuni istanti in equilibrio sulla cima di quel gigantesco cavallone, poi ricadde violentemente fra le scogliere.
Si udì un formidabile scroscio che si ripercosse, come lo scoppio di cento granate, nelle tenebrose cavità dell’immensa stiva. Il vascello scricchiolò da prua a poppa, si risollevò un’ultima volta sotto l’assalto