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56 | emilio salgari |
Egli era un bel pezzo di giovanotto di venticinque o ventisei anni, alto, muscoloso, con petto ampio, spalle larghe, la muscolatura potente. Aveva i capelli neri, gli occhi grandi, arditi, scintillanti, la pelle bruna e piccoli baffi pure neri.
Ritto su di un ventilatore della camera delle macchine, colle robuste braccia appoggiate all’orlo del camino, non oscillava sotto i violenti trabalzi dello steamer e si manteneva lassù meglio di un marinaio.
Stava colà da un quarto d’ora, quando si lasciò cadere sul ponte, gridando:
– Terra all’ovest!...
Il signor Held si era alzato di colpo, muovendogli incontro.
– Avete scorto terra?... – chiese con visibile emozione.
– Sì, signore – rispose il soldato.
– Lontana?...
– Ho scorto una vetta alta assai, apparire fra uno squarcio delle nubi.
– Una montagna del Borneo, forse.
– Senza dubbio – disse O’Paddy, che li aveva raggiunti. – All’ovest abbiamo la costa del Borneo.
– Credete che il vascello resisterà fino all’approdo?
– Lo spero, signor Held. L’Oregon è pieno di acqua, ma gli scompartimenti stagni resistono sempre.
– Quante ore ci vorranno per toccare quella terra?
– Forse ventiquattro e forse quarantotto ore; ma cosa importa, se il vascello non affonda?...
– Io temo per quei fanciulli, signor Paddy.
– Non abbiate timore; vi dico che sbarcheremo. Ritorno al timone.
– Avete fiducia in quell’uomo? – chiese Held, volgendosi verso il soldato.
– Sì, signore – rispose questi. – Mi ha l’aria di un lupo di mare che sa il conto suo.
– Credete anche voi che possiamo toccare terra?...
– Lo spero, signore, e sono ben contento di essere rimasto a bordo ed in vostra compagnia.
– Non avevate fiducia nella zattera?