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52 | emilio salgari |
– Grazie, capitano... – disse Held.
– John O’Paddy – disse l’irlandese.
– Grazie, signor O’Paddy – continuò l’ex-ufficiale olandese, tendendogli la mano. – A cose finite, se riusciremo a uscire vivi da questa triste situazione, Amely e Dik si ricorderanno di voi e spero che non farete a loro il torto di rifiutare una nuova nave.
– Ah!... signori miei!... – esclamò l’irlandese con un tono di voce che sembrava realmente commossa. – Basta!... pensiamo innanzi tutto a salvare la pelle. Ecco la nube che s’avanza sempre e che il mare s’alza verso oriente: buon segno!... L’Oregon andrà ad arenarsi sulle sponde del Borneo e tanto peggio per coloro che non hanno voluto ascoltarmi e che tenteranno la sorte sulla zattera. A me, Aier-Raja.
Il furfante salutò i suoi nuovi amici e si diresse verso poppa, seguìto dal malese, ripetendo:
– Fulmini!... Cinquanta milioni!... Che bel colpo se potessi diventare l’erede per tre mesi!... Al diavolo Wan-Baer ed il suo milione!...
Intanto l’equipaggio dell’Oregon lavorava accanitamente per gettare in mare lo scheletro della zattera. Aveva già abbattuti gli alberi facendoli cadere sul coronamento di tribordo, per alleggerire un po’ il babordo, poi li aveva divisi ed ora stava calandoli a poppa.
Le onde però rendevano quel lavoro estremamente penoso e pericoloso. I pezzi degli alberi, quantunque trattenuti colle funi, minacciavano da un istante all’altro di venire portati via e gli uomini, sospesi ai paranchi, rischiavano di venire sfracellati contro la poppa del vascello.
Dopo mezz’ora di febbrile lavoro, erano però riusciti a legare i quattro pezzi principali che formavano l’ossatura, ed alcuni uomini si erano calati su quel primo galleggiante, facendosi trattenere dai compagni rimasti a bordo, per mezzo di solide funi.
Tosto cominciarono a legare i pezzi minori, quindi le tavole, procurando di saldarle le une alle altre con chiodi, con chiavarde e con uncini. Altri uomini erano discesi su quel primo ponte ed avevano intrapresa la costruzione di un altro, ma con immense fatiche, poichè le onde invadevano senza posa il galleggiante, rovesciandoli e minacciando di trascinarli via. Già parecchi marinai erano caduti fuori dei bordi e non erano stati salvati che con pene infinite.