Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
46 | emilio salgari |
CAPITOLO VI.
Sul rottame.
Il tradimento del malese aveva resa la situazione dei passeggieri e dell’equipaggio disperata: una catastrofe tremenda minacciava la vita di tutti!...
L’Oregon aveva ormai le sue ore contate. Se aveva potuto resistere per sei ore all’irrompere delle acque, doveva cedere dinanzi all’impeto della bufera che s’avanzava a grandi passi, sconvolgendo orribilmente il mare delle Celebes.
Già si piegava minacciosamente sul babordo, come se da un istante all’altro dovesse rovesciarsi e sommergersi col suo carico umano e giù, nella camera delle macchine, si udiva l’acqua percuotere con crescente furore contro le tramazzate di prua e di poppa, minacciando di sfondarle e di invadere le cabine, il quadro, le sale e la camera comune dell’equipaggio.
Ogni onda che montava sul bordo, sfasciandosi contro le murate, lo inclinava spaventosamente.
I passeggieri, muti per terrore, avevano cessate le loro grida d’angoscia. Raggruppati gli uni addosso agli altri, parte a prua e parte a poppa, guardavano con ispavento le onde che urlavano attorno al disgraziato Oregon. Parevano ormai rassegnati alla catastrofe.
Il comandante, in mezzo ai suoi ufficiali ed ai marinai, discuteva con animazione, ma nessuno trovava il modo di uscire da quella tremenda disgrazia.
– Non ci rimane che un mezzo – disse ad un tratto il capitano.
– Quale, signore? – chiesero gli ufficiali.
– Tentare la costruzione di una zattera.
– Ne avremo il tempo?
– Confidiamo in Dio.
– Ma potremo costruirla con questo mare sconvolto?