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38 emilio salgari


In quell’istante un uomo inzuppato d’acqua e semi-soffocato uscì dalla camera delle macchine e traballando si diresse verso il capitano, dicendo:

– Signore... i forni sono spenti... laggiù si affogano.

– L’acqua ha invaso le macchine?

– Sì, capitano, e non funzioneranno più.

– Sono guaste?...

– Lo sperone della nave che ci ha investiti... ha schiacciate le caldaie.

– Basta!...

– Ma, signore...

Il capitano, che non voleva forse spaventare maggiormente i passeggeri, era passato oltre gridando:

– Resistono le paratie stagne?...

– Sì, comandante – rispose un ufficiale, che usciva allora dal quadro di poppa.

– Potremo galleggiare, signor Ortez?...

– Lo credo.

– Avremo dunque il tempo necessario per mettere le scialuppe in mare.

– Sì, con l’aiuto di Dio, ma il mare è grosso e non so se le scialuppe potranno resistere.

– Attenderemo fino all’alba, se sarà possibile. A me, ufficiali!... Mastro, due lanterne!... Ma... dov’è fuggita la nave che ci ha urtati?

– È andata a picco, signore – rispose un uomo uscendo dall’ombra e facendosi innanzi.

– Chi siete voi? – chiese il comandante, aggrottando la fronte.

– John O’Paddy, comandante della nave che vi ha urtati, signore.

– Vi terrò responsabile di questo disastro, signore.

– Me o la tempesta?... – rispose l’irlandese con ironia.

– Lo sapremo più tardi... ma il vostro equipaggio?...

– Affondato tutto, eccettuato un malese.

– Seguitemi, signore. Dobbiamo unire i nostri sforzi per la salvezza comune.

– Sono ai vostri ordini.

I due comandanti, seguìti dagli ufficiali e da alcuni marinai, che