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30 | emilio salgari |
– Vi ho già detto che è impossibile, signor Wan-Baer – disse Held. – Dobbiamo recarci al consolato olandese per tutte le formalità necessarie ed avremo appena il tempo per ricevere tutti i documenti. Voi sapete che l’Oregon non si arresta che ventiquattro ore.
– È vero, spero però di venirvi a salutare prima della partenza.
– Anzi contiamo su di voi, cugino – dissero Amely e Dik.
L’armatore strinse la mano ai due cugini ed al signor Held, poi s’allontanò a lenti passi, dirigendosi verso il ponte che doveva condurlo a Bidondo. Il suo volto, ordinariamente così placido era diventato burrascoso e cupi lampi balenavano in quegli occhi, rispecchiando l’irritazione dell’anima.
– Ah!... – esclamò egli, quando fu a metà del ponte. – Quel signor Held teme, per istinto, qualche cosa da me, ma io sarò più furbo di lui. Per bacco!... Come ha preso a cuore la sua parte di protettore!... Ma, mio caro, non conosci ancora Wan-Baer!... Il mio uomo mi farà guadagnare quei cinquanta milioni e ben presto.
Frenò un gesto di minaccia e attraversato rapidamente il ponte, scese lungo il molo aprendosi con grande fatica il passo fra la folla dei barcaiuoli e dei facchini, che caricava e scaricava le merci allora sbarcate dalle scialuppe dell’Oregon.
Non si arrestò che dinanzi alla sua casa, un vasto fabbricato, colle pareti dipinte a vivaci colori, coi tetti arcuati come le costruzioni chinesi, circondato da vasti magazzini.
Un uomo, seduto su di una botte rovesciata, con la pipa fra le labbra, lo attendeva sulla porta dell’abitazione. Era O’Paddy.
– Già di ritorno, signor Wan-Baer? – chiese l’irlandese. – Fulmini di Giove!... Ed i fanciulli?... Che si siano accorti che qui non soffiava vento per loro?
– Cosa fate qui, O’Paddy?
– Come vedete, vi aspettavo.
– Ma l’equipaggio?
– Trovato.
– Così presto?...
– Coi denari tutto si ottiene.
– Sono uomini risoluti?
– Furfanti della più bell’acqua.
– Europei?
– Non m’impiccio con costoro: preferisco gli uomini di colore.