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sicchè si possono considerare ancora come indipendenti. Sussiste però ancora un villaggio abitato da indigeni cristiani, quello di Larentura, unico avanzo dell’antica dominazione portoghese.

Il praho costeggiò l’isola fino alla punta estrema orientale, s’inoltrò nello stretto aperto fra Flores e l’isola dipendente da Lomblom, soggetta ad alcuni rajah indipendenti, e cinque giorni più tardi gettava l’àncora a Kupang, la capitale del possedimento olandese di Timor.

– Finalmente!... – esclamò Held, respirando liberamente. – Ora possiamo dire d’essere veramente in salvo.

– Non ancora, signore – disse il soldato. – Abbiamo da fare i conti col furfante numero due, il quale potrebbe essere più pericoloso di O’Paddy.

– Quando io ed Amely gli ricorderemo tutte le sue infamie, non oserà resistere.

– I furfanti di tale specie, signor Held, sono capaci di tutto, e vi consiglierei di chiedere l’aiuto delle autorità olandesi per farlo arrestare.

– Amely non lo vuole, Lando.

– Sempre generosa, la signorina.

– Quel Wan-Baer è suo cugino.

– Ma è un cugino che starebbe bene appeso ad un pennone di contra-pappafico con una solida corda al collo.

– Sono del vostro parere, ma Amely non vuole fare uno scandalo.

– Allora agiremo da noi e se quel signore, osa fare resistenza, parola da soldato che lo prendo pel colletto e lo mando a tenere compagnia ai suoi complici. Quelli almeno giuocavano la vita, ma questo signor cugino si è appropriata l’eredità standosene a casa. Cospettaccio!... Accomodavano una cinquantina di milioni, a quel volpone!...

– Restituirà fino all’ultimo centesimo, Lando.

– Lo spero, signor Held. Quando andremo a fare visita a quel signore?

– Questa sera istessa.

– Comincia già a fare oscuro.

– Aspetto che Kara-Olo abbia terminato di far ammainare le vele.

– Ci accompagnano i Dayachi?