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i naufragatori dell'«oregon» | 181 |
sulla superficie, tinta del velenosissimo succo dell’upas o succo di limone.
L’impugnatura è di legno, sovente anche d’oro, tempestata di rubini o di diamanti o lavorata e raffigurante le vecchie tradizioni hindostane o giavanesi.
Trenta guerrieri, i più valorosi della tribù, circondarono il palo fatale a cui era stato pure legato il disgraziato schiavo, vittima dell’amok. I volti di quei selvaggi manifestavano ad un tempo la gioia e la crudeltà; perfino Sulinari aveva assunto un’espressione così truce, che l’olandese ne fu inquieto.
Ad un cenno del capo i guerrieri cominciarono la danza dei parangs, ballo ritenuto necessario prima di decapitare le vittime. Deposero a terra le loro pesanti sciabole, formando attorno al palo tante croci e si misero ad eseguire dei passi di fantasia, avanzando, retrocedendo, allungando le mani verso le armi e poi ritirandole con gesti di paura.
Ad un tratto le impugnarono e, mentre i gongs echeggiavano con fracasso indiavolato, si misero a volteggiare attorno alle vittime, le quali, rese forti dal pensiero che una morte coraggiosa è l’atto più glorioso di un guerriero, assistevano sdegnose a quella scena.
Quella danza scapigliata o meglio quella corsa precipitosa attorno al palo durò pochi minuti; poi ad un segnale del capo, tutti quegli uomini si scagliarono come tigri sui due prigionieri colle armi alzate.
Fra quei clamori assordanti si udirono due grida strozzate, poi due teste volarono ai piedi di Sulinari. L’olandese, nauseato ed inorridito, stava per ritirarsi nella capanna, quando vide avanzarsi un guerriero ed offrire al capo, su di una stuoia, le cartilagini degli orecchi, le palme delle mani ed il fegato dei due decapitati.1
Il capo prese la stuoia e la presentò all’olandese ed al soldato, dicendo col più amabile sorriso:
– Sono i pezzi d’onore.
- ↑ Anche al signor Wan-der-Busch, che nel 1878 visitò i Dayachi presso i confini della colonia olandese di Pontianak, venne fatta una simile offerta da parte di un capo. Già Leyden, Tromp, il dottor Reidel, residente olandese a Holontalo, Temmingh e la Pfeiffer avevano assistito più volte a simili scene di cannibalismo fra i Dayachi del centro.