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grande e più bella di tutte, poi un grosso palo destinato alle vittime cadute vive nelle mani di quei bellicosi selvaggi, quindi un recinto che conteneva la raccolta dei crani della tribù.

Dalla parte della palude lo difendevano numerose palizzate, presso le quali si vedevano parecchie imbarcazioni lunghe trenta e più metri, scavate nel tronco di alberi colle scuri e coi parangs; dalla parte di terra lo proteggevano delle fitte piantagioni di bambù spinosi e numerosi alberi pure cinti di spine, ostacoli insormontabili per nemici che sono quasi interamente nudi.

Vedendo entrare il capo, l’intera popolazione, composta di tre o quattrocento individui, uscì dalle capanne, gettando urla acute, ma tacque subito scorgendo Amely e gli uomini bianchi.

Vi erano fra quegli abitanti anche parecchie donne, belle assai, con occhi grandi e neri, la pelle giallo-chiara, col capo coperto da fazzoletti variopinti, le anche avvolte in un corto bidang, specie di sottanino, ed i fianchi stretti da cinture di anelli d’ottone. Si vedeva pure qualche ragazza albina di belle forme, bianca e rossa come una tedesca, coi capelli biondi, gli occhi azzurri, la faccia piena, ma il corpo coperto da lentiggini.

Il capo condusse i suoi ospiti in una delle più belle capanne, facendoli però prima passare davanti al recinto ove stavano raccolte le teste dei nemici. Ve n’erano almeno cento appartenenti a Malesi, a Bughisi, a Kajou, a Biagiassi, a orang-outang, accuratamente affumicate per conservarle in ottimo stato e prive degli occhi e del cervello.

Appena si furono accomodati nella capanna, Sulinari fece recare a loro del siri, delle patate dolci, del riso cotto in acqua, del babirussa arrostito e tre noci di cocco ripiene di rakas, liquore assai forte che ottengono col riso fermentato e col succo di arenga saccarifera.

– Tuoni!... – esclamò il soldato. – L’avventura è bella se non si muta in una tragedia.

– Non temete, Lando – disse Held. – M’ha regalato il gallo e questo è un segno di grande amicizia presso questi popoli.

– Vi raccomando di non torcere il collo al volatile.

– Anzi, possiamo farlo cucinare.

– Voi adunque avete molta fiducia in Sulinari?

– Ora sì, Lando.

– E non potremmo trar partito dall’amicizia di questo capo?

– Cosa volete dire?