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selvaggi preceduti da due uomini che battevano i gong. Erano tutti armati, ma avevano i loro parang ilang passati nelle cinture e le loro mazze pendevano ai loro fianchi.

– Non mi pare che vengano per assalirci – disse il soldato, che cadeva di sorpresa in sorpresa.

– Non fidiamoci, almeno per ora, delle loro apparenze tranquille – rispose l’olandese. – Si dice che sono leali, ma io non li ho mai avvicinati.

– Che siano d’accordo con quella canaglia di O’Paddy?...

– Non lo credo, perchè voi mi avete detto che inseguivano il malese.

– È vero, anzi O’Paddy ha fatto fuoco su di loro uccidendone uno. Toh!... Chi è quell’uomo?... Il capo forse?...

I Dayachi erano giunti sul margine del macchione ed uno di loro s’avanzava verso i naufraghi.

Era un dayako d’alta statura, di colore giallognolo, col viso già coperto di rughe. Aveva le braccia coperte di anelli di rame e di ottone, il collo adorno di parecchi monili di denti umani e di denti di tigre e agli orecchi portava numerosi anelli che gli avevano allungato enormemente i lobi.

Indossava una giacca attillata, senza maniche, aperta sul davanti, abbellita da un vecchio gallone semistracciato e da perle di vetro, ed un sottanino stretto ai fianchi da una rawai, specie di larga cintura, alla quale portava appeso un parang col manico di corno chiuso in una guaina di legno tinta di rosso e adorna di ciuffi di capelli, appartenenti probabilmente a teste di nemici.

Nella destra invece teneva un gallo e nella sinistra un piccolo paniere dipinto a vivi colori. S’avanzò, senza esitare, verso gli stranieri che avevano abbassate le armi e pronunciò alcune parole. Non ottenendo risposta ed immaginandosi che non conoscessero quella lingua disse in malese e con una certa cortesia:

– Gli uomini d’oltremare si degnano d’accettare l’ospitalità dell’orang-kaja Sulinari?... Devo considerarvi come amici o nemici?...

L’olandese, che aveva soggiornato lungo tempo nelle isole dell’arcipelago della Sonda e che, come si disse, parlava benissimo il malese, rispose:

– Gli uomini della pelle bianca non sono nemici dei Dayachi e accettano volentieri l’ospitalità del capo Sulinari.