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i naufragatori dell'«oregon» 167

kotta, difesi da palizzate e da numerosi alberi spinosi che rendono l’accesso difficilissimo.

Se sono assaliti, si difendono con valore disperato sotto la guida del loro capo, che chiamano orang-kaja, lanciando frecce avvelenate e riparandosi dietro a grandi scudi di legno coperti di fibre di rotang e di pezzi di conchiglia.

Questi selvaggi non hanno religione, ma alcune tribù riconoscono un Ente Supremo che chiamano Giuvata ed altre adorano delle divinità che appellano Tapa, Giaruwang o Tavangau; ma non posseggono alcun idolo, bensì invece degli strani amuleti.

Si rifiutano anche di mangiare la carne dei cervi e dei buoi perchè la credono proibita dalle loro divinità, ma sono invece ghiottissimi di quella di porco e forse questo fu il motivo per cui non abbracciarono la religione maomettana come i popoli delle vicine isole, essendo il maiale proibito dal Corano come animale immondo.

Sono poi superstiziosi all’eccesso e credono agli spiriti maligni, che chiamano Antu e Buan. Credono ai sogni, traggono auguri dall’incontro di certi uccelli come gli antichi romani, conservano gelosamente dei vasi chinesi importati in quell’isola in tempi remoti ritenendoli come protettori della terra e, cosa strana, annettono grandi virtù al sangue dei galli e lo adoperano nei loro matrimoni, bagnando la fronte ed il petto degli sposi...

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Il soldato aveva appena dato l’allarme, che i Dayachi comparvero. Erano dieci o dodici, essendosi gli altri lanciati sulle tracce del malese e dell’irlandese, armati di pesanti clave lunghe tre piedi, di cerbottane per lanciare le frecce avvelenate e di parangs lucentissimi, possedendo quei selvaggi un acciaio naturale così impareggiabile, che in Europa non si può ottenere in alcun modo.

Erano vestiti come quelli veduti poco prima, ossia con un solo sottanino e adorni di braccialetti, di collane e di piume, ma portavano appeso al fianco sinistro dei canestri di strisce di rotang, di erbe e di vimini intrecciati e dipinti a vivi colori ed a disegni complicati.

Erano le tambuk destinate a ricevere le teste dei nemici.

Held ed il soldato avevano fatto nascondere Amely in mezzo alle canne per difenderla dalle frecce e si erano disposti attorno a lei coi fucili in mano, pronti a far fronte a quei formidabili nemici. Dik