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164 emilio salgari


– Aier-Raja!... Da questa parte!...

– Tuoni!... – esclamò il soldato, impallidendo. – La voce di O’Paddy!... Aier-Raja!... Il malese traditore qui!... Cosa vuol dire ciò?... E O’Paddy lo chiama invece di lasciarlo accoppare come un rettile velenoso?... Ahi!... I miei sospetti!...

Si slanciò innanzi cogli occhi in fiamme, stringendo furiosamente l’arma. Aveva cominciato a capire il tradimento che O’Paddy ordiva!...

Per la seconda volta udì l’irlandese a gridare:

– Aier-Raja, per di qua!... Affrettati.

In dieci salti il soldato giunse presso il margine della macchia, a cinquanta passi da O’Paddy.

In mezzo ad un terreno scoperto, intersecato da parecchi torrentelli dalle acque nere e cinto tutto all’intorno da foreste, correva un uomo semi-nudo, inseguito da trenta o quaranta dayaki armati di parang, di kriss e di cerbottane, colle quali lanciavano di tratto in tratto delle frecce che dovevano essere tinte nel succo del velenosissimo upas.

Un solo sguardo bastò al soldato per riconoscere quel fuggitivo che era armato di un fucile.

– Il malese!... – esclamò coi denti stretti.

Alzò la carabina mirando il traditore, ma s’arrestò vedendo O’Paddy abbandonare precipitosamente i bambù e correre incontro al fuggiasco, dicendogli:

– Presto, nasconditi, o se Held ti vede, siamo perduti!...

Il siciliano emise un vero ruggito; ormai aveva compreso tutto, fin troppo.

O’Paddy aveva alzato il fucile e aveva fatto fuoco sui Dayaki, abbattendo il più vicino. Quasi nel medesimo istante echeggiò una seconda detonazione.

L’irlandese cadde, portandosi una mano al capo, ma si risollevò quasi subito, gridando:

– Traditore!...

Il soldato era comparso sull’orlo della macchia e teneva in mano la carabina ancora fumante.

Si slanciò innanzi per precipitarsi sul ferito e finirlo colla scure, ma l’irlandese, pur perdendo sangue dal viso, si era dato a precipitosa