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per Timor. Lo troveremo laggiù, forse già nella casa di suo zio, ma per Bacco!... Per avere i documenti bisognerà che ci sborsi un altro milioncino! Ne resteranno sempre troppi al birbone.

– Era suo zio il defunto dei cinquanta milioni?

– Sì, Aier-Raja.

– Ma da dove vengono quei ragazzi?...

– Da Macao, dove pare che vivessero molto magramente. Se quell’Held, vecchio compagno d’armi del loro defunto padre, non li avesse sempre soccorsi...

– Zitto, padrone!

– Cos’hai udito?

– La voce del soldato.

Infatti si udiva il siciliano a chiamare:

– Capitano O’Paddy!...

– Vattene – disse l’irlandese ad Aier-Raja. – Ci ritroveremo a Semmeridan.

Poi tornò rapidamente indietro, col fucile in mano, come se avesse voluto servirsene e s’appressò all’albero, dicendo a mezza voce:

– Non gridare così forte.

– Cosa succede? – chiese il siciliano, che s’era già alzato.

– Cercavo di guadagnare la colazione – rispose l’irlandese. – Avevo udito un babirussa grugnire sotto quelle macchie.

– È fuggito?...

– Non l’odo più. Si sarà accorto del mio avvicinarsi e si sarà affrettato a rintanarsi nel bosco.

– Mi aveva assai inquietato la vostra scomparsa.

– E perchè?

– Temevo che qualche tigre vi avesse portato via.

– Sono un boccone un po’ duro, indigesto anche per le tigri. Riprendi il sonno e non inquietarti.

– Tocca il mio quarto, capitano – disse il siciliano, levando di tasca un vecchio orologio e guardando l’ora.

– Allora buona guardia – rispose O’Paddy, sdraiandosi sul giaciglio abbandonato dal soldato. – Apri bene gli occhi e se succede qualche cosa, svegliami.

Il suo sonno non fu però interrotto. Il soldato non scorse nulla d’insolito ed anche il quarto di guardia di Held passò tranquillissimo.