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152 | emilio salgari |
per Timor. Lo troveremo laggiù, forse già nella casa di suo zio, ma per Bacco!... Per avere i documenti bisognerà che ci sborsi un altro milioncino! Ne resteranno sempre troppi al birbone.
– Era suo zio il defunto dei cinquanta milioni?
– Sì, Aier-Raja.
– Ma da dove vengono quei ragazzi?...
– Da Macao, dove pare che vivessero molto magramente. Se quell’Held, vecchio compagno d’armi del loro defunto padre, non li avesse sempre soccorsi...
– Zitto, padrone!
– Cos’hai udito?
– La voce del soldato.
Infatti si udiva il siciliano a chiamare:
– Capitano O’Paddy!...
– Vattene – disse l’irlandese ad Aier-Raja. – Ci ritroveremo a Semmeridan.
Poi tornò rapidamente indietro, col fucile in mano, come se avesse voluto servirsene e s’appressò all’albero, dicendo a mezza voce:
– Non gridare così forte.
– Cosa succede? – chiese il siciliano, che s’era già alzato.
– Cercavo di guadagnare la colazione – rispose l’irlandese. – Avevo udito un babirussa grugnire sotto quelle macchie.
– È fuggito?...
– Non l’odo più. Si sarà accorto del mio avvicinarsi e si sarà affrettato a rintanarsi nel bosco.
– Mi aveva assai inquietato la vostra scomparsa.
– E perchè?
– Temevo che qualche tigre vi avesse portato via.
– Sono un boccone un po’ duro, indigesto anche per le tigri. Riprendi il sonno e non inquietarti.
– Tocca il mio quarto, capitano – disse il siciliano, levando di tasca un vecchio orologio e guardando l’ora.
– Allora buona guardia – rispose O’Paddy, sdraiandosi sul giaciglio abbandonato dal soldato. – Apri bene gli occhi e se succede qualche cosa, svegliami.
Il suo sonno non fu però interrotto. Il soldato non scorse nulla d’insolito ed anche il quarto di guardia di Held passò tranquillissimo.