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scosto in mezzo alle canne, vedendo che mostravagli il fianco, l’aveva assalito a tradimento, immergendogli il corno nel ventre.

Il merghee perdeva torrenti di sangue dalla profonda ferita e gli uscivano perfino gl’intestini. Vacillò, ma tosto si rimise in piedi emettendo spaventevoli barriti, poi si mise a girare su se stesso colla tromba alzata. Delle grosse lagrime gli scendevano dagli occhi.

– Povero animale!... – esclamò Amely commossa. – Si è fatto uccidere in difesa della sua compagna!...

– Ma noi lo vendicheremo, signorina – disse il soldato. – Appena il rinoceronte appare, gli mando una palla nel cranio.

– E la vostra palla si schiaccerà come se fosse di creta – disse l’olandese.

– Sono forse invulnerabili quegli animali?

– Quasi, poichè hanno una pelle così grossa che resiste alle palle più solide. Bisognerebbe colpirli negli occhi o sotto il ventre.

– Sono come i coccodrilli, adunque!...

– Sono corazzati come quei rettili.

– Tuoni!... Ma proverò mandargli una palla in un occhio.

Intanto l’elefante continuava a empire l’aria di barriti sempre più strazianti. Colla proboscide cercava di toccarsi la ferita, ma, essendo troppo lontana, non poteva raggiungerla.

Il sangue continuava a colargli: ormai formava sotto di lui una vera pozza. Le sue forze sfuggivano con quel sangue: ormai cominciava a tremare, le sue ginocchia si piegavano, i suoi barriti diventavano sempre più rauchi. Quell’enorme massa stava per piombare al suolo.

Si raddrizzò un’ultima volta, soffiò fuori dalla tromba un getto di sangue che gorgogliavagli nella gola, girò su se stesso come se fosse stato colto da un capogiro, poi rovinò pesantemente al suolo, spezzandosi una zanna. Il colosso era morto!...

Era appena caduto che si vide riapparire il rinoceronte. Ritornava per sfogare sul vinto avversario il suo intrattabile e vendicativo istinto.

Si slanciava su quella massa enorme, la calpestava con furore, la colpiva col corno imbrattandosi il muso di sangue, ne faceva scempio, emettendo acuti fischi.

Il soldato, vedendo quel mostro maltrattare così il povero pa-