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i naufragatori dell'«oregon» 139


verso ai bambù, emettendo un barrito così potente, da far rintronare la vicina foresta e da far zittire di un colpo tutti i pappagalli che cicalavano sui rami degli alberi.

Udendo quel barrito, che suonava come una sfida, i due rinoceronti erano balzati rapidamente fra le canne, agitando convulsivamente le loro code larghe ma brevi, poi si divisero.

Il merghee, alto come era, doveva averli veduti. Con un potente colpo di tromba abbattè le canne che lo circondavano e che potevano nascondere i suoi nemici, poi si piantò sulle zampe, colla testa bassa, le lunghe zanne tese innanzi e lanciò un secondo e più formidabile barrito.

– Attenti – disse Held. – Assisteremo ad una lotta tremenda!...


CAPITOLO XVII.

Una corsa sul dorso d’un rinoceronte


Quell’enorme animale, piantato fieramente sul margine della macchia, colla tremenda proboscide alzata, pronto a colpire, colla bocca aperta, dalla quale uscivano, ad intervalli, possenti barriti, faceva paura.

Conscio della sua forza incalcolabile e della propria massa, pareva che sfidasse tutte le fiere della grande foresta.

I due rinoceronti, non ignorando di certo con quale terribile avversario avevano da fare, s’avanzavano con una certa precauzione, tenendosi celati fra i bambù. Contrariamente alle loro brutali abitudini, non assalivano con quella temerità che è loro particolare.

Uno però, il meno grosso, essendo ormai giunto a breve distanza, si slanciò innanzi caricando con furore. In tre slanci attraversò lo spazio libero cosparso di canne atterrate e piombò sul fianco destro del merghee a testa bassa, mostrando il grosso corno.

L’elefante però l’aveva veduto a tempo. Si volse rapidamente, s’inchinò innanzi e cacciando sotto il ventre dell’avversario le zanne