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134 | emilio salgari |
fortuna, lo cedette. Indovinate quale fu la sua sorpresa vedendo quegli uomini prendere il bulbo, tagliarlo a pezzetti e poi schiacciarli.
Quei tulipanimani si erano riuniti in società ed avendo anche loro un tulipano nero, avevano distrutto quello del calzolaio per possederlo loro soli.
Quando poi seppe che glielo avrebbero pagato anche 10.000 fiorini, il povero uomo si accorò tanto che morì di crepacuore pochi giorni dopo.
– Sono vere pazzie, signor Held – disse Landò. – Tuoni!... Se questo fiore non pesasse tanto e fosse un po’ più piccolo, lo porterei ai vostri compatrioti di Pontianak.
– Si appassirebbe presto, amico mio.
– Lo credo e farei una fatica inutile. In marcia, signori: Semmeridan sarà ancora lontana, ma..., non sentite questo odore di selvatico, signor Held?...
– Sì – rispose l’olandese, dopo d’aver fiutata l’aria. – Brutto segno.
– Perchè, signor Held? – chiese Amely.
– Ciò indica che per di qui è passata una tigre.
– Tuoni! – esclamò il soldato, girando attorno un rapido sguardo. – Che pericoloso vicino!...
– Armate i fucili e procediamo con precauzione. Amely e Dik, tenetevi in mezzo a noi.
– Il mio fucile è pronto – disse Dik.
Il soldato, armata la carabina, si mise alla testa del drappello muovendo i rami con precauzione e guardandosi attentamente intorno, e l’olandese in coda, sorvegliando i cespugli e le macchie di bambù.
Avevano percorso trecento passi, quando il siciliano si arrestò bruscamente. Erano giunti sul margine d’una piantagione di bambù, di quelli chiamati hauer-tgiutgiuk, non molti alti, muniti di foglie strette, ma armate di spine ricurve, e mescolati a macchioni di bambù tulda, canne immense queste, grosse trenta o quaranta centimetri ed alte perfino diciotto metri. Crescono con tale rapidità che in un solo mese raggiungono quelle incredibili altezze.
– Signor Held! – aveva esclamato il soldato. – Stiamo in guardia!...
– Cosa avete veduto? – chiese l’olandese, con inquietudine.