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124 emilio salgari


Il siciliano però, niente affatto rassicurato da quella calma, non cessava dal girare gli occhi da tutte le parti, scrutando il cupo fogliame dei vicini alberi, anzi di tratto in tratto si alzava facendo il giro attorno all’albero gigante.

Ad un tratto un urlo rauco, potente, echeggiò sotto le piante, ad una grande distanza. Parve che quello fosse il segnale di un concerto, poichè poco dopo echeggiarono in tutte le direzioni grida strane, fischi, sibili, guaiti, muggiti, come se là sotto quei vegetali fosse stato collocato un serraglio di belve.

Si udivano a muoversi le foglie, spezzarsi i rami, un correre precipitato che si perdeva in lontananza, poi dei tonfi come se dei grossi animali s’immergessero entro degli stagni.

Nessuna fiera, appariva però entro il cerchio luminoso proiettato dal fuoco che ardeva accanto all’albero.

– Per le centomila corna di cervo!... – esclamava il bravo siciliano. – Preferirei trovarmi in mare con un uragano addosso, piuttosto che in mezzo a questa boscaglia. Meglio i tuoni ed i muggiti delle onde che questo concerto diabolico che fa venire la pelle d’oca.

Stava per riattizzare il fuoco, quando un oggetto grosso, pesante, irto di lunghe spine, cadde dinanzi a lui.

– Ohe!... Grandina!... – esclamò.

Alzò gli occhi verso l’albero gigante, ma era tanto alto da non poter distinguere il fogliame. Si abbassò per vedere cos’era quell’oggetto e cercò di afferrarlo, ma le spine erano così acute che gli entrarono nelle carni.

– Ci vorrebbe una tenaglia per prenderlo – mormorò. – Che sia un frutto di quel colosso?... Ma se mi piombava addosso mi fracassava il cranio. Ah!... Lo conosco: un durion. Ecco un delizioso boccone per chi sa vincere l’odore ripugnante che esala. Domani lo regalerò alla signorina Amely.

Si rialzò per avvicinarsi al fuoco, ma arretrò subito vedendo precipitare al suolo un secondo frutto.

– Diavolo!... – esclamò. – Come va questa faccenda! Queste frutta non sono ancora ben mature, a giudicarle dallo stato della corteccia che non è screpolata e cadono di già?...

Tornò a guardare sull’albero, ma, come si disse, la luce del falò non giungeva sino alla massa del fogliame. Gli sembrò però di udire lassù come un soffio rauco, che nulla aveva d’umano.