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112 | emilio salgari |
mentre dalla linfa si ottiene quel prezioso liquido chiamato olio canforato.
– Spaccano l’albero per ricavarla?
– Sì, e si paga molto cara dai chinesi, i quali a quella che si estrae da queste piante attribuiscono delle virtù miracolose e speciali. I bornesi non ne fanno uso però, anzi di queste piante hanno un timore superstizioso e non fanno la raccolta che dopo apposite cerimonie, alle quali, non ne so il motivo, le donne non possono assistere.
– Ma a Macao ho veduto delle piante somiglianti a questa, sebbene più piccole.
– Sì, ma quelle sono d’altra specie conosciute dai botanici col nome di laurus camphora e la materia profumata si ricava in altro modo. Dapprima si tagliano i rami in pezzetti, si fanno bollire a lungo entro recipienti, sui quali si pongono delle coppe di paglia destinate a raccogliere la resina odorifera, che poi si cristallizza.
Quella canfora, che è la comune e che si spedisce anche in Europa, viene chiamata chaug-nau dai chinesi e quella ricavata dalla blumea balsamifera invece la chiamano ugai ed è la più stimata dopo quella che si estrae dal Borneo.
Queste altre varietà di canfore crescono in China, nel Giappone e nell’isola di Formosa...
– Zitti!... – esclamò in quell’istante il soldato. – Qualcuno si avvicina.
– Degli uomini? – chiese il signor Held, armando precipitosamente la carabina.
– No... un animale... guardatelo! Mille vascelli!... Si direbbe un piccolo elefante!...