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i naufragatori dell'«oregon» | 7 |
– Un praho che naviga con questo tempaccio!
– Od un po’ di fosforescenza.
– Credo che abbiate ragione: è scomparso.
– Decisamente non ho fortuna.
– Verrà, padrone.
– Ma a quest’ora dovrebbe essere già qui: sono le due del mattino.
– Ed il mare peggiora sempre.
– E la nostra carcassa traballa sempre peggio, come un ubbriaco che ha bevuto tre bottiglie di gin. Ohè!...
Una seconda ondata, più gigantesca della prima, si precipitò sulla nave spazzandola da prua a poppa con violenza irresistibile e sfondando una parte delle murate di babordo.
– Fulmini di Giove!... Aier-Raja?...
Un grido di rabbia rispose alla chiamata.
– Aier-Raja – ripetè la voce, con una certa ansietà – cos’è accaduto?
– La scialuppa è scomparsa, padrone!...
– Mille tuoni!...
– L’onda se l’è portata via!...
– Tutto congiura contro di noi, adunque!...
– Cosa facciamo, padrone?...
– Speroneremo egualmente.
– Ma se le due navi affondano?...
– Tanto peggio!...
– Ma la nostra pelle?
– Rimarranno dei rottami.
– Ma i pesci-cani?...
– Non li temo io!... Non perdo il mio milione.
– Padrone!...
– Cosa c’è ancora?...
– Vedo tre fanali: il bianco, il rosso e il verde.
– È lui!... Ohè!... Uomini della macchina, avanti a tutto vapore!...
– Padrone, salteremo in aria!
– Sì, ma nel ventre dell’Oregon! A me la barra!