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i naufragatori dell'«oregon» | 101 |
quel nuovo avversario, si dondolava furiosamente e si abbassava e si rialzava non offrendo una mira giusta. Sibilava di rabbia l’orribile mostro, dardeggiava sulla preda degli sguardi che avevano dei riflessi fosforescenti e colla coda rimasta libera sferzava convulsivamente le piante vicine.
L’olandese non esitò più. Lasciò andare il fucile, impugnò la scure che il marinaio aveva lasciato cadere e con un solo colpo decapitò il rettile.
Un getto di sangue sfuggì, a rapide pulsazioni, da quel lungo corpo, poi le spire si allentarono ed il soldato, dopo un’ultima stretta che gli strappò un nuovo urlo di dolore, mezzo soffocato e ancora stordito, cadde fra le erbe.
– Amico mio! – esclamò il signor Held, precipitandogli sopra.
– Grazie... signore... – mormorò il siciliano.
– Siete ferito?
– Non mi pare d’avere le costole fracassate, ma... se tardavate ancora un po', quel dannato serpente mi riduceva in una marmellata. Per centomila corna del diavolo!... Me la sono veduta brutta, signor Held!...
– Vi credo, mio povero amico.
– È morto quel mostro?
– L’ho decapitato e credo che stia spirando.
– Andiamocene, signor Held.
– Potete camminare?...
– Le gambe sono ancora solide. Aiutatemi a raccogliere queste foglie per la signorina Amely.
Presero due bracciate di quelle foglie gigantesche, che avevano una lunghezza di quattro o cinque metri e abbandonarono precipitosamente la foresta. Stavano per giungere alla caverna, quando sul mare scorsero parecchi lumi, che pareva si dirigessero verso l’Oregon.
– Ancora i pirati!... – esclamò Held, arrestandosi.
– Cosa significano tutti questi viaggi?... – mormorò il soldato, le cui inquietudini crescevano. – Se il tempo fosse minaccioso, si potrebbe credere che quei furfanti avessero paura che il mare demolisca la nave prima di avere il tempo di saccheggiarla, ma il cielo è sgombro di nubi.