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CAPITOLO XI.
Un uomo sepolto vivo.
Quando Rokoff e Fedoro, dopo una tranquilla dormita, uscirono dal fuso, videro il capitano che stava esaminando attentamente le piante del the che coprivano tutta la sommità della montagna, prolungandosi anche lungo i fianchi, fino al margine dei boschi.
Era una splendida piantagione, tenuta con somma cura, composta di migliaia e migliaia di piante, coperte da ammassi di paglia per ripararle dal freddo notturno.
Le ricerche del capitano dovevano però essere vane, perchè le foglioline non erano peranco spuntate. I rami avevano appena cominciato a mettere le gemme le quali non dovevano svilupparsi che molto più tardi.
Quelle piante erano tutte basse e somigliavano a cespugli, alti appena un metro od un metro e mezzo.
— Ebbene signore, avete fatto la vostra raccolta? — chiese Fedoro, ridendo.
— Nemmeno una foglia, — rispose il capitano, facendo un gesto desolato.
— Ve lo avevo detto che era troppo presto.
— Eppure mi avevano assicurato che anche in questa stagione si fa raccolta.
— Nelle provincie meridionali e non qui, signore. Nella Cina settentrionale si comincia nell’Aprile, mai prima, poi si fa la seconda raccolta nel Maggio, quindi nel Luglio, poi in Agosto che è l’ultima, ma anche quella che dà una qualità più scadente.
— È la prima che fornisce la qualità migliore?
— Sì, capitano, essendo allora le foglie piccole, coperte ancora da una leggera peluria, però è la meno abbondante.
— E le foglie non subiscono qualche operazione prima di essere messe in commercio? — chiese Rokoff.
— Anzi molte, — rispose Fedoro. — Appena raccolte si espongono all’aria ed al sole per parecchie ore, entro canestri di bambù, poi si pongono entro padelle di ferro e si torrefanno leggiermente, mescolandole e spremendole con forza, onde ne esca tutto il succo che contengono.
Si mettono quindi in vassoi, lasciandovele per qualche