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i prodigi dell’aria liquida 73


L’Imperatore, sdegnato, concesse una terza prova, minacciando di morte lo sventurato mandarino nel caso che non fosse riuscito.

Interrogato un astrologo, questi aveva predetto che la fusione sarebbe riuscita se assieme al bronzo si fosse mescolato il sangue d’una vergine.

Kuang-yo aveva una figlia, giovane e bellissima. Apprendendo la profezia dell’astrologo e temendo l’ira dell’Imperatore contro suo padre, si decise per l’orrendo sacrificio.

Ed ecco che, quando il fiume di bronzo usciva come lava ardente dall’immensa fornace, la bella giovane si slancia, gridando: Per mio padre!

Un soldato si precipitò su di lei per trattenerla, ma già il giovane corpo si era immerso nel metallo, non lasciando in mano dell’uomo, che voleva salvarla, che una delle sue piccole scarpe.

Il mandarino, che aveva assistito al sacrificio della figlia, impazzì, ma la fusione riuscì pienamente, come aveva predetto l’astrologo.

Si dice che il primo suono che diede la campana sembrò un colpo di scarpetta. Era la disgraziata giovane che reclamava ancora, nelle vibrazioni del bronzo, la sua piccola shieh.

Macchinista alziamoci! Ecco le prime case di Tschang-pin ed ecco i primi colpi di fucile destinati a noi. Non sono cortesi questi abitanti! —


CAPITOLO X.

La grande muraglia.

Tschang-pin, più che una città, è una grossa borgata situata quasi ad eguale distanza fra Pekino e la grande muraglia, destinata un tempo a coprire la capitale dalle frequenti invasioni dei bellicosi tartari.

La popolazione, vedendo avanzarsi ed ingrandire rapidamente quell’uccello mostruoso, che probabilmente scambiava per un drago fantastico, pronto a divorare uomini, donne e fanciulli e a vomitare fuoco sulle abitazioni, in un momento aveva disertato completamente le piazze e le vie mandando urla di terrore.

Solamente alcuni drappelli di soldati, dei manciù, a giudicarli dai loro costumi azzurri a galloni giallo-aranciati, i