Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
70 | capitolo nono |
vuole raggiungere l’Europa, ma non dove ci deporrà, — disse Rokoff.
— E chi credi che sia quell’uomo?
— Non te lo saprei dire, perchè mi ha detto che parla tutte le lingue.
— Un gran dotto di certo.
— E anche un originale, Fedoro.
— E non vuole dirci dove ci trasporterà ora.
— Attraverso l’Asia.
— Un viaggio meraviglioso, — disse il russo.
— Che non mi rincresce affatto, — aggiunse Rokoff.
— E che compiremo presto, perchè questa macchina mi pare dotata di una velocità tale da sfidare gli uccelli.
— Filiamo come le rondini, Fedoro. Guarda come spariscono i campi, i boschi e i villaggi! Questa macchina volante è una vera meraviglia.
— Purchè qualche accidente non le faccia spezzare le ali e ci mandi a fracassarci sulla superficie della terra!
— Non credo che ciò possa accadere, — disse Rokoff. — Questo treno aereo è d’una solidità incredibile. Malgrado lo sforzo poderoso delle macchine, non si sente il più leggero fremito nel fuso. Leggerezza, potenza e solidità! Quel diavolo d’uomo non poteva ottenere di più. Ma e dove andiamo noi? Mi pare che lo Sparviero abbia deviato ancora.
— Si dirige verso quella città che vedo sorgere là in fondo, — disse Fedoro.
— Una città?
— Forse quella di Tschang-pin, perchè alla nostra sinistra vedo un corso d’acqua che deve essere molto voluminoso. Deve essere il Pei-ho.
— Allora ci dirigiamo al nord.
— E verso la grande muraglia, ne sono certo, — rispose Fedoro.
— L’Europa non si trova già al nord.
— Lo Sparviero piegherà poi verso l’ovest.
— No, signori, — disse una voce dietro di loro. — Non ora; più tardi, molto tardi. —
Il macchinista si era accostato loro tenendo fra le labbra una di quelle monumentali pipe di porcellana, usate dagli olandesi e dai tedeschi.
Il compagno del capitano era un bel giovane di venticinque