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64 | capitolo ottavo |
— Ho di meglio, signor Rokoff. A voi queste uova. Provate a spezzarle.
— Sono coperte da uno strato di ghiaccio.
— Vi pare ma non sono tali. Rompetele e mangiate. —
Il cosacco tentò di aprirle, ma il guscio resistette a tutti i suoi sforzi.
— Vi occorre un martello, — disse il capitano. — Il macchinista le ha lasciate gelare troppo. Assaggiate invece questo ananas che ho raccolto io stesso alle Marianne.
— Sembra un blocco di ghiaccio.
— Sarà migliore così, perchè nulla avrà perduto del suo sapore e del suo profumo. E voi, signor Fedoro, come trovate quel pasticcio di San Francisco?
— Non ne ho mai mangiato uno più gustoso, però mi si gelano i denti.
— Bisognava lasciarlo un po’ più esposto al sole. Non avevo pensato che voi non siete abituati a cibi così freddi. Macchinista, una buona bottiglia di gin e di whisky. Ci riscalderà un po’. —
Il capitano, ch’era diventato d’una amabilità straordinaria, servì ai suoi ospiti dell’eccellente whisky, poi offrì delle sigarette e delle pipe.
— Ed ora, — disse — voglio soddisfare la vostra curiosità, perchè suppongo che non mi lascierete troppo presto. Se dovessi deporvi qui, i cinesi non tarderebbero ad acciuffarvi ancora e più innanzi non vi converrebbe lasciarmi.
— Ma dove andate? — chiese Rokoff.
— Vi piacerebbe tornare in Europa a bordo del mio Sparviero?
— In Europa! — esclamarono il russo ed il cosacco ad una voce.
— Noi faremo la traversata dell’Asia, rispose il capitano.
— Chi rifiuterebbe una simile proposta! — esclamò Rokoff con entusiasmo.
— Non avete paura a seguirmi?
— Oh no, signore! Abbiamo troppa fiducia in voi e nel vostro Sparviero.
— Voi però non ci conoscete ancora e potreste supporre di aver salvato due bricconi, — disse Fedoro.
— Ho avuto il tempo di apprezzarvi e d’altronde so che voi siete uno dei più ricchi negozianti di the della