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58 | capitolo ottavo |
pareva che dovesse aiutare il movimento delle ali, mentre a poppa si vedevano due piccole alette che dovevano certamente servire per dare all’aerotreno la direzione voluta.
Fedoro e Rokoff erano rimasti immobili, colla bocca aperta, impotenti ad esprimere la loro ammirazione. Il capitano, appoggiato alla balaustrata che correva intorno al fuso metallico per impedire delle cadute pericolose, li guardava sorridendo silenziosamente.
— Che cosa ne dite di questo treno aereo? — chiese finalmente al russo ed al cosacco.
— Meraviglioso!
— Sorprendente!
— Magnifico!
— Sì, un capolavoro — rispose il capitano con vivacità. — Ecco risolto finalmente il problema della navigazione aerea.
— Ma... signore... — disse Fedoro.
— So che cosa volete chiedermi, — disse il capitano. — A più tardi le spiegazioni, dopo la colazione. Date invece uno sguardo a questo superbo panorama. Pekino si estende dinanzi a noi e fra poco ci libreremo sopra la città imperiale. Ora ci troviamo nel parco dei Mari del sud, guardatelo, signori, una cosa veramente splendida! —
Lo Sparviero, il quale si avanzava con velocità moderata, certo per volere del suo comandante, filava sopra il famoso Nanhai-tze, uno dei più splendidi parchi del mondo, che si estende al sud della capitale cinese, da cui si trova separato da una piccola pianura paludosa.
È un immenso giardino, vasto tre volte più di Pekino, perchè ha una superficie di circa duecento chilometri quadrati, con una periferia di sessantacinque, difeso da massicce muraglie che si connettono coi baluardi eretti a difesa degli approcci della capitale.
Villaggi, campi coltivati, boschi, costruzioni strane, attendamenti delle colonie militari, sfilavano dinanzi agli sguardi meravigliati di Rokoff e di Fedoro, mentre più al nord pareva che s’avanzasse correndo l’enorme massa di Pekino, colle sue torri, coi suoi templi, colle sue muraglie, colle sue migliaia e migliaia di guglie e di antenne, coi suoi tetti di porcellane azzurre, verdi e giallo dorate.
— Che spettacolo! — esclamava Fedoro.
— Superbo, magnifico! — ripeteva Rokoff con entu-