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i figli dell’aria 55


— Voi non siete un cinese, quantunque ne indossiate il costume, è vero? —

Invece di rispondere a quella domanda, Rokoff aveva chiesto:

— Ditemi, signore: sono vivo o sono morto?

— Mi pare che siate vivo, — rispose lo sconosciuto, ridendo. — Però se avessi tardato solamente qualche minuto, non so se la vostra testa si troverebbe ancora sulle vostre spalle. —

Il cosacco aveva mandato un grido. La memoria gli era prontamente ritornata.

Rivide tutto d’un colpo la piazza affollata dal popolaccio furioso, il palco, il carnefice, poi quel mostro scendere precipitosamente e rapirlo fra i colpi di fucile dei soldati cinesi. Ci volle però qualche minuto prima che le sue idee si riordinassero.

Balzò innanzi e porse la mano allo sconosciuto, dicendogli con voce commossa:

— M’avete salvato... grazie signore... vi devo la vita...

— Bah! Un altro, al mio posto, avrebbe fatto altrettanto! Siete russi?

— Sì, signore, e voi? —

Il comandante dello Sparviero lo guardò senza rispondere. Una profonda ruga gli si era disegnata sulla sua ampia fronte, mentre nei suoi occhi era balenato uno strano lampo.

— Vi avevo creduto cinesi, — disse poi con voce lenta, misurata. — Tuttavia sono lieto di aver strappato due europei alla morte, quantunque ignori ancora il motivo per cui eravate stati condannati alla decapitazione.

— Ah! Signore! Anche voi dubitate della nostra innocenza! — esclamò Rokoff. — Credete voi che un onorato ufficiale dei cosacchi del Don, che ha due medaglie al valore guadagnate sotto Plewna e che uno dei più ricchi negozianti di the della Russia meridionale abbiano potuto assassinare un cinese per derubarlo?

— Io non so a quale delitto volete alludere, — disse lo sconosciuto, con tono però meno duro, — e non dubito affatto che voi siate due galantuomini.

— Siamo due vittime dell’odio secolare dei cinesi contro gli uomini di razza bianca.

— Non metto in dubbio ciò che mi dite e per darvene una prova ecco la mia mano signor...

— Dimitri Rokoff... del 12° Reggimento dei cosacchi del Don. —

Si strinsero la mano, poi il comandante dello Sparviero disse: