Pagina:Salgari - I figli dell'aria.djvu/45


un’accusa infame 35


Vi erano numerose kangue, specie di tavole che servono ad imprigionare il collo del condannato e talvolta anche le mani, pesanti venti, trenta e persino cinquanta chilogrammi; canne di ogni lunghezza e d’ogni grossezza, destinate alla bastonatura; arpioni di ferro per infilzarvi i condannati a morte; pettini d’acciaio per straziarli, poi tavole con corde destinate a distendere, fino alla rottura dei tendini, le mani ed i piedi dei pazienti.

— Canaglie! — brontolò Rokoff. — Altro che l’Inquisizione di Spagna! Questi cinesi sono più feroci degli antropofagi. —

Stavano per varcare la soglia, quando giunse ai loro orecchi un clamore che fece gelare il sangue ad entrambi.

Era un insieme di urla acute e strazianti, di gemiti, di rantoli, di singhiozzi a malapena soffocati e di ruggiti che parevano mandati da belve feroci.

— Qui si ammazza! — gridò Rokoff, guardando il magistrato ed i soldati, minacciosamente.

— Si tortura, — rispose Fedoro.

— E noi lasceremo fare?

— Non spetta a noi intervenire.

— Io non posso tollerare...

— Devi resistere, Rokoff.

— Che non veda nulla, altrimenti mi scaglio contro questi bricconi e ne ammazzo quanti più ne posso. —

Il magistrato, che aveva forse indovinato le idee bellicose del cosacco e che non desiderava vederlo ancora arrabbiato per paura di provare la sua forza, piegò a destra, inoltrandosi in un corridoio e si arrestò dinanzi ad una porta ferrata.

Un carceriere stava dinanzi, tenendo in mano una chiave enorme. Ad un cenno del magistrato aprì ed i due europei si sentirono bruscamente spingere innanzi. Rokoff stava per rivoltarsi, ma la porta fu subito chiusa.

Si trovavano in una cella lunga tre metri e larga appena due, rischiarata da un pertugio difeso da grosse sbarre di ferro e che pareva prospettasse su un cortile, essendo la luce fioca.

L’unico mobile era un saccone, forse ripieno di foglie secche e che doveva servire da letto.

— Bell’alloggio! — esclamò Rokoff. — Nemmeno una coperta per difenderci dal freddo.

— E nemmeno uno sgabello, — disse Fedoro. — Molto economi questi cinesi. —

A un tratto si guardarono l’un l’altro con ansietà.